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sua origine un arco in parte, con effetto illusionistico. Lo scenario fantastico
Arnunziae di rocce e montagne, avvolto in una caligine di luce, trae risalto
icsiro Ans dal velluto d’ombra che s’addentra nel sottarco delle bifore e
fascia le colonne affusate, appena attenuandosi entro il cavo
all'aperto: sottile dei tondi; come la testa della Vergine e la sua acconcia-
ente, come tura di veli e di chiome, tutta crepitii di faville, traggon valore
estre e dal dalle tenebre della muraglia di base. Nella Cena, Leonardo apre
dietro la testa del Redentore una porta perchè la smorzata luce
del crepuscolo echeggi lontano il fascino malinconico della
pallida immagine; nel quadro di Monaco, l’ombra della parete
ripete invece lo sfondo prediletto dal pittore sino alla composi-
zione della Vergine delle Rocce, per avvivar lo sfavillìo dei lumi;
ha lo stesso valore dell’albero di ginepro dietro la testa delicata
della Dama Liechtenstein, delle rocce nel San Girolamo del
Vaticano e nella Vergine del Louvre. La luce, che dal fondo si
ripercote sul piano del parapetto e ne sgretola in molecole lu-
minose la pietra, rimbalzando, indebolita, a profilar lo zoccole,
come nella Madonna di Pietrogrado, è ancora un tratto d’unione
fra il quadro di Monaco e le altre opere vinciane, e tipici
di Leonardo primitivo son le brume che spumeggiano tra gli
scogli dell’alpestre paesaggio (figg. 18 e 19), gli sprazzi fosfo-
rescenti che s’accendono tra i cespugli a destra. La scala delle
ombre e dei lumi è vastissima, come Leonardo voleva: « Tu,
pittore, per essere universale e piacere a’ diversi giudizi, farai
a in un medesmo componimento che vi siano ccse di grande cscu-
rità e di grande dolcezza di cmbre, facendo però note le cause
nsente alla di tali ombre e dolcezze »:* la luce del paese dà risalto all’ombra
unto dalla che s’addensa, per gradi, nel vano delle bifore, la parete scura
: penombra alle teste della Vergine e. del bimbo, lo zoccolo ai fiori e alle
lla Cena, è foglie lucenti, che ci richiamano la parola stessa di Leonardo:
fsi nei pre- « Quella superfice mostrerà meno il suo vero colore, la quale sarà
n lo studio più tersa e pulita. Questo vediamo nelle erbe de’ prati e nelle
e dei lumi. siero PI
te dietro la ® Trattato della pittura, edito in Roma nel 1800, e commentato da Gaetano Milanesi, p, 38,
re, ne cela par. 58.