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vi, che esso messer Ottaviano, intendentissimo delle cose dell’arti,
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' quando fu finito non conosceva l’uno dall’altro, nè il proprio e
I vero dal simile, avendo massimamente Andrea confraffatto
i infino alle macchie del umido come era il vero a punto. E così
i nascosto che ebbero quello di Raffaello, mandarono quello di
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| mano d’Andrea in un ornamento simile a Mantoa: di che il
te Duca restò soddisfattissimo ».
0 La copia del Ritratto di Leone X risale al 1526, l’altra: di
- quello di Giulio de’ Medici, pure di Raffaello, allo stesso anno,
- in cui gli fu pagata anche la tavola per le monache di San Piero
I a Luco in Mugello; nel 1525 colorì l’affresco della Madonna del
’ Sacco, nel chiostro grande dell’ Annunziata di Firenze, suo
I capolavone.
Vennero tempi tristi per Firenze: Ottaviano de’ Medici, suo
ce protettore, si partì senza neppure ritirare un quadro alloga-
te togli. Nel 1529, essendo fuggiti alcuni capitani dalla città,
7 egli « dipinse nella facciata del Palazzo del Podestà e in piazza
i non solo detti capitani, ma ancora alcuni cittadini fuggiti e
I fatti ribelli ». Finito l’assedio, quando Fiorenza si riempì di
o soldati, di lanzi appestati, che lasciarono infetta. la città,
Andrea del Sarto si ammalò e, « senza trovar rimedio al suo
7 male e senza molto governo, standoli più lontana che poteva
i la moglie per timor della peste, si morì (dicono) che quasi nis-
suno se ne avvide », e fu sepolto nel presbiterio della chiesa
e della SS. Annunziata da lui adorna, parata di tutte le grazie
e dell’arte sua. Morì il 22 gennaio I53I.
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li Non è possibile vedere, nella prima opera di Andrea del
Sarto, il Noli me tangere (fig. 390) della Galleria Uffizî a Firenze,
- qualche affinità con l’arte di Piero di Cosimo, che il Vasari
I dice aver tenuto nella propria bottega Andrea del Sarto;
D si ha invece la prova della collaborazione col Franciabigio
i nel momento in cui il piccolo maestro dipingeva la Madonna
À in trono fra i Santi Giovanni Battista e Giobbe. Le immagini