Full text: La pittura del Cinquecento (9, Parte 1)

1508, 10 maggio — Dà principio alla vélia della Cappella Sistina. 
În un ricordo autografo, Michelangelo scrive: « Questo dì dieci 
di maggio nel mille cinque ciento octo, io Michelagniolo schultore 
orricieuuto dalla Santità del nostro S. e papa Julio sechondo du- 
chati cinque ciento di chamera... per chonto della pictura della 
volta della chappella di papa Sisto, per la quale chomincio oggi 
allavorare ». E il 13 maggio scrive a Frate Jacopo Gesuato in Fi- 
renze: « avendo io a fare dipigniere qua cierte cose, overo dipignere, 
m’acade farvene avisato, perchè m’è di bisognio di cierta quan- 
tità d’azzurri begli... ». Intorno ai progetti e disegni per la Cap- 
pella, così Michelangelo scriveva al Fattucci nel 1524: «El di- 
segno primo di detta opera furono dodici Apostoli nelle lunette, 
e ’l resto un certo partimento ripieno d’adornamenti, come si usa. 
Di poi cominciata detta opera, mi parve riuscissi cosa povera, e 
dissi al papa, come facendovi gli Apostoli soli mi parea che riuscissi 
cosa povera. Mi domandò perchè: io gli dissi, perchè furon poveri 
anche loro. Allora mi dette nuova commessione ch’io facessi ciò 
ch’io volevo, e che mi contenterebbe, e che io dipignessi insino alle 
storie di sotto ». E nella bozza per la stessa lettera chiarisce ancora: 
« Volse che io dipigniessi la volta di Sisto; di che fumo d’accordo, 
di tre mila ducati a tutte mie spese con poche figure semp icemente. 
Poi che io ebbi fatti certi disegni, mi parve che riuscissi cosa po- 
vera: onde lui mi rifece un’altra allogazione insino alle storie di 
sotto, e che io facessi nella volta quello che io volevo: che montava 
circa altrettanto: e così fumo d’accordo ». Per impratichirsi nella 
tecnica dell’affresco, fece venir da Firenze alcuni pittori, tra i quali 
Jacopo detto l’Indaco, che presto, per un litigio, lo lasciò. (Lettera al 
padre, del 27 gennaio 1509). Una traccia del patto con questi arte- 
fici resta all’Archivio Buonarroti fra i Ricordi autografi. (MILANESI. 
Lettere, pas. 17% n. 3). 
1508, luglio-agosto — Il fratello Giovan Simone mal si com- 
porta e minaccia il padre suo. Fiera lettera di Michelangelo: 
«To sono ito da dodici anni in qua tapinando per tutta Italia; 
sopportato ogni vergognia; patito ogni stento; lacerato il corpo 
mio in ogni fatica; messa la vita propria a mille pericoli, solo per 
aiutar la casa mia; e ora che io è cominciato a rilevarla un poco, 
tu solo voglia esser quello che scompigli e rovini in una ora quel 
che i’ò fatto in tanti anni e con tante fatiche; al corpo. di Cristo 
che non sarà vero! Che io sono per iscompigliare diecimila tua pari, 
quando e’ bisognierà. Or sia savio. e non tentare chi à altra pas- 
sione ». 
1508, 24 settembre — Si chiede da mons. Robertet il David 
di bronzo fatto per il maresciallo di Gies.
	        
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