o de 1526, 1° novembre — Per la Tomba di Giulio 11 scrive al Fat-
fate tucci:
« Io ò avuto uno raguaglio a questi dì della cosa mia detta di
lella costà: (la tomba di Giulio 11), che m’à messo gran paura: questa
lella è la mala disposizione che ànno e’ parenti di lulio verso di me:
| e non senza ragione: e come el piato séguita e domandonmi danni
e al e interessi, in modo che e’ non basterebbon cento mia pari a sodi-
x10- sfare. Questo m’à messo in gran travaglio e fammi pensare dov’io
mi trovarrei, se ’1 Papa mi mancassi che non potrei stare in questo
mondo. Ora io non voglio se non quello che piace al Papa. Io ho visto
qua (a S. Lorenzo) l’allentare della muraglia, e veggo che le spese si
se vanno limitando publicamente... ». Chiede, se glisi limiterà la prov-
dia vigione, di poter andare a Roma e lavorare alla tomba di Giulio
ono « perchè desidero uscire di quest’obrigo più che di vivere... »
din : ; :
i 1527, 22 agosto — A Buonarroto scrive: « J’ò avuto oggi uno
O, . * . . 3, .
fare uficio: scrivano straordinario de’ cinque del contado ».
« Dice che e’ dura un anno, e che e’ s’à quatro ducati el mese,
; e che e’ si può fare fare a chi l’uomo vuole. Jo non so, e non posso
ve attendervi... guarda se fa per te... inanzi che io lo rifiuti... ».
Sal 1527 — Îl marchese Federico Gonzaga, che si dice « amatore
i li- dello excellentissimo m. Michele Angelo sì per la fama della
ino virtù sua, non meno celebrata et rara nell’arte della sculp-
che ; I ; ; : ;
Lo tura, che unica et illustre nel mestiero della pittura », espri-
1a t- me il desiderio di tenere qualche lavoro di lui per ornare il
‘tro palazzo del T. o almeno un disegno di sua mano «se ben
Io ;
fosse fatto di carbone ».
litro
pes, 1528, 2 marzo — Il Papa si preoccupa che egli abbia danaro
de, ; o ;
di per lavorare, e da Orvieto, dove s’era rifugiato dopo il
n'è Sacco di Roma, gli fa profferire 500 ducati e poi altre
somme per mezzo di Leonardo Niccolini.
A Costui scrive: « Li dissi come eri opresso dalle espese, et che di
1 già era escontata la pigione della casa, et che non savevi dove aver
ue danari ».
1528, 2 luglio — Muore nelle sue braccia, di peste, Buonarroto
an-
i suo fratello.
in : s :
° Il 13 settembre, la nipote Francesca è messa nel monastero di
Boldrone: il 16 è restituita la dote alla vedova Bartolomea. -