pultura figure over altre cose da Firenze a Roma. Et io ho promesso
...che se vui volete condesendere a questo ponto, anichilarano ogni
cossa, ma dubitano che Nostro Signore impedischa ». Ne parlò al
a Papa infatti ed egli disse che « era tanto desideroso che facesti
Lo quest’opera, quanto la sua: solamente per satisfazione vostra», e
lo invita anzi a venire uno o due mesi a Roma per ordinare il
seguitamento del lavoro.
ì
| r531, 26 novembre — Antonio Mini reclama il cartone che fu
dipinto dal Pontormo per l’arcivescovo di Capua, affermando
che Michelangelo glielo aveva donato.
[531, 26 novembre — Varie opere.
Benvenuto della Volpaia gli scrive da Roma che s’è recato dal
Papa «e... vi racchomandai pregandolo vi liberassi dalli vostri
fastidii, e contàgnene tutti senza rispetto nessuno. Ella prese al-
terazione dell’essere voi stimolato di fare altri lavori e disse: “Fi-
chisi un pennello nel pie’. e faccia 4 freghi e dicha: echo fatto la
pittura ‘’; e quella di Bartolomeo Valori lascine il pensiero a me!
E mi disse avervi mandato un breve sotto pena di scommunicha-
zione che voi non lavoriate altro che l’opera di Sa Stà, e doman-
dommi se questo vi bastava per iscusa ». Forse l’accenno alla pit-
tura si riferisce a quella pel Davalos; quanto all’opera per Baccio
Valori, si sa, da una sua lettera a M. (male datata dal Frey nel-
l’aprile 1532), che gli aveva chiesto il disegno per una casa: inoltre
M. lavorava per lui a un Apollo.
1531, 4 dicembre — Gli è chiesto dal cardinale Cibo un dise-
gno per la sua sepoltura.
1531, 5 dicembre — Intorno alla Tomba di Giulio II, Seba-
stiano gli scrive:
«...Jo ho ricevuto una vostra... voi ditte che volete che li agenti
del Ducca di Urbino facino fare la sepultura de Papa lIulio, et vui
pagare nel tempo ch’avete scripto li danari nominati et darete
noticia degli omeni che si sonno per farla, et aiutareteli quanto po-
trete con disegni et con modegli, ma che vui non volete el carico
de farla fare, nè che l’opera sia sopra de vui. Queste quatro parolle
ultime sconza ogni cossa et àmmi dato un grande fastidio che me
pareva havere facto un bel lavoro ». Egli e il Papa lo consigliano
ad « alogare... detta opera a chi pare et piace a vui... sotto l’ombra
vostra » e ad andare a Roma «che la venuta vostra serfa molto a
proposito di questa cossa che più facilmente la se asetaria ». Il Duca
d’Urbino manda al suo ambasciatore la procura per trattare con
Michelangelo. (Il 18: gennaio 1532 l’ambasciatore ne è già munito).