Full text: La pittura del Cinquecento (9, Parte 1)

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fussi dipinta d’una maniera da far tremare e temere ogni ga- - 
gliardo artefice, e sia qual si vuole. Usovvi ancora quest’arte: * 
che essendo madonna Lisa bellissima, teneva, mentre che la ri- se, 
traeva, chi sonasse o cantasse, e di continuo buffoni che la fa- E | 
cessino stare allegra, per levar via quel malinconico che suol si 
dar spesso la pittura a’ ritratti che si fanno: ed in questo di Lio- ge! 
nardo vi era un ghigno tanto piacevole, che era cosa più divina Ei 
che umana a vederlo, ed era tenuta cosa maravigliosa, per non Ae 
essere il vivo altrimenti ». Quale sarà stata mai la fonte di tutto ai: 
questo racconto vasariano? Non se ne trova traccia di sorta. a, 
Lo scrittore anonimo del Codice gaddiano nella Biblioteca Na- chi 
zionale di Firenze, scritto verso il 1548, intercalò nelle sue no- ila 
tizie su Leonardo da Vinci, a foglio 90 recto, questa: « Ritrasse 11 
dal naturale Piero Francesco del Giocondo ». Come mai il ri- 1a 
tratto di questo signore si trasformasse in quello di Monna Lisa, che 
figliuola di Anton Maria di Noldo Gheraldini, moglie di Fran- che 
cesco del Giocondo, sarebbe difficile dire, se non si sapesse quanto Lic 
fosse ferace la facoltà inventiva del biografo aretino. Egli, che dino 
pure conosceva di persona lo scrittore del Codice gaddiano, e ipy 
anzi fece ricorso ai suoi lumi su Leonardo, si tacque nella prima Lis 
edizione del 1550, mentre poi, nella seconda del 1568, sovrappose Vin 
a quel suo breve cenno, dopo aver scambiato Monna Lisa con fog; 
Pier Francesco del Giocondo, tutta la lunga novella. Il Vasari Ta 
non conosceva il ritratto, tant’è vero che la sua descrizione col 
non corrisponde alla realtà, e tutta la fatica usata nel rappre- sup 
sentarci «il modo del nascere i peli sulla carne, dove più folti par 
e dove più radi », fu inutile, perchè la Gioconda non ha nè ci- Mo: 
glia, nè sopracciglia, secondo la costumanza, invalsa al principio da 
del ‘500, di rader queste e di spuntar quelle. Il biografo aretino 
compose di maniera il racconto, e, dentro i suoi contorni gene- prin 
rici del ritratto muliebre, quali gli erano stati descritti da qual- app 
che artista fiorentino, che lo aveva veduto presso Re Francesco I sima 
a Fontainebleau, si sbizzarrì a mettere in azione il pittore scien- 
ziato, a far peli, che « non potevano essere più naturali », a fare 
vivo «il naso. con tutte quelle belle aperture rossette e tenere », Sani
	        
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