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Michelangelo cominciò, com’è noto, l’opera sua dal fondo
della Cappella Sistina, dalla storia di Noè ebbro (fig. 503),
ancor trattenuta nel movimento e nel rilievo delle forme,
venendo alle scene della Creazione, ove l’impeto del movi-
mento raggiunge il suo culmine. La posa statuaria di Noè,
antica divinità fluviale, preludia, per l’incrocio tra il braccio
Fig. 504 — M.: II Diluvio, nella Cappella Sistina.
(Fot. Anderson).
inerte e la gamba sollevata, e il peso della testa piombante
sul petto, alla complessità scultoria delle statue giacenti
sulle Tombe medicee; e la figura dello zappatore in distanza
ne ripete l’erculea gravità di curve, infondendo alla scena,
dominata dal penoso letargo di Noè, un ritmo cadenzato e
oppresso.
La certezza dell’inutilità eterna di tutti gli sforzi umani
contro il destino, tormento dell’anima di Michelangelo, trova,
nella scena del Diluvio (fig. 504), come nel Giudizio Finale,
Fa