fuse in macchie verdi e morbide, con le brumose lontananze e 1 Je
mobili riflessi del rio. Le chiome si tendono in ciocche simili a La;
paglie d’oro pallido per non alterar la superba tornitura della Nu
testina, ma bionde spire di anella inghirlandano il volto pensoso, da
ne avvivano coi lucidi mulinelli la quiete. La sensibilità di Leo- Ce
nardo, anche in quest’opera ove manca lo sfumato, si rivela nella tev
dolcezza crepuscolare del lume che giunge alle acque del rivo e stu.
all’immagine, profilando di un tenue riflesso il collo, proiettando
l’ombra della sciarpa sul candore del velo che copre le spalle;
nello scherzar di luci tra gli aghi stellati del pino, che dietro
l’ignota gentildonna imprigionano come entro maglie di labi-
rintica rete il lontano bagliore del cielo. Nulla di più fantastico
che la ghirlanda di viticci aurei, di acciaiette luci, alla rotonda
testina, lo sparso sfavillìo degli aculei che affioran dall’ombra
del ginepro alla luce, nimbo di stelle alla delicatezza di un avorio
antico.*
Ancora stretto alle forme del Verrocchio ci si presenta Leo-
nardo collaboratore del Maestro nel quadro del Battesimo alla
Galleria degli Uffizi (fig. 5 e 6). L’angelo in primo piano, che
tien sulle braccia il panno per asciugare Cristo neofita, ripete i
lineamenti rotondi del suo compagno, ingentiliti, e prelude,
per la melodiosa inclinazione del capo, la levità del SOrTriso,
al tipo dell’angelo nella Madonna delle Rocce. Il volto del fan-
ciullo verrocchiesco, in contemplazione del suo radioso compa-
gno, è piatto, i capelli si arrotolano in grossi cincinni, l’occhio
rimane atono; il volto dell’angelo di Leonardo, in sfuggente pro-
filo, porge la sinuosa forma alla carezza dell’aria che l’involge; stra
le anella ventilate fluiscono in onde di luce; come grosse bolle Segn
d’acqua splendono le perle sulla bandoliera della veste. sem
L’unità di lume tra l’immagine del gentile adolescente e il peri
vaci
O nue,
I La prossimità del ritratto alla maniera del Verrocchio è evidente: basterebbe com- di L
pararlo con la Dama dalle Primule nel Museo Nazionale di Firenze, scultura alla quale )
non fu estraneo probabilmente Leonardo stesso, per sentire tra le due opere un’intima quel
fraternità d’arte, ma anche una differenza essenziale creata dai segni dello scultore ricalcati una
e grassi, senza la rara delicatezza e precisione del ritrattino.