Full text: La pittura del Cinquecento (9, Parte 3)

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chezza e di festa, tra personaggi ornati di perle e di gemme, in 
costumi di gusto perfetto, ove il lusso non esclude l’eleganza, 
le sete e i velluti serbano il loro splendore, non soffocato da 
fasto superbo e rumoroso. È una canzone di festa, quasi ar- 
cadica, tanta è la naturale bontà, la grazia cortegiana di Boni- 
facio Veronese; ma in fondo egli ci dà, sia pure purificata, in- 
gentilita, una scena di vita veneziana, ove la sua reginetta si pre- 
senta in molti aspetti, di figlia di Faraone, di nutrice che le pre- 
senta il pargolo, di dame pronte a cantare, di fanciulla che ascolta 
Fig. 724 — Pinacoteca di Brera, a Milano. 
Bonifacio de’ Pitati: Mosè salvato dalle acque 
(Fot. Brogi). 
parole d’amore. E la scena è perfetta in tutta quella luminosità, 
in quelle luci d’argento, in quelle armonie dei colori intensi e 
pure concordi, in quel lusso senza strepito. 
La traduzione di fatti biblici in scene di vita veneziana, 
lontane dal romanesimo e dal classicismo, infonde al soggetto 
novità, sincerità semplice, forma dialettale. La commedia biblica 
si rappresenta da attori veneziani, con i curiosi della piazza di 
San Marco, e non manca il solito Orientale a conversare, a discu- 
tere con un vegliardo, qualche barcarolo trasformato per l’oc- 
casione in carnefice. Così nel Giudizio di Salomone dell’Acca- 
demia di Venezia (fig. 725), i tre uomini truccati da soldati ro-
	        
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