Full text: La pittura del Cinquecento (9, Parte 3)

Il 
MUTAMENTO DEL GUSTO 
NEI PITTORI QUATTROCENTISTI. 
Tendenze giorgionesche nelle ultime opere di Giovanni Bellini e nei seguaci di questo 
maestro, in Basaiti e in altri primitivi anonimi seguaci di Giorgione. 
Con Giorgione l’arte del Cinquecento veneziano aveva avuta 
la sua fulgida aurora. E quella luce di un nuovo giorno tra- 
scinò nel suo raggio tutti i pittori di Venezia, dai belliniani ai 
giganti del Cinquecento. Giambellino stesso, nella pala di San 
Giovanni Grisostomo (fig. 26), dipinta il 1513, elevando sopra 
un trono di roccia, su nel cielo scolorato dal crepuscolo, il ve- 
gliardo San Girolamo, sembra guidato da echi indefinite, vaghe, 
di voci giorgionesche. Il santo vescovo, che guarda ai fedeli 
come San Francesco nella pala di Castelfranco, è ancora una 
statua; e la roccia è resa nel suo squadro nitidamente, ma la 
testa di San Girolamo s’avvolge in un fluido atmosferico velata 
d'aria e di luce. E quantunque non si sviluppino appieno le 
profonde armonie, le attenuazioni pittoriche, le morbidezze del 
tono, noi ci accorgiamo che un germe nuovo tende a sbocciare 
nella primavera eterna dell’arte belliniana. 
Maggiormente si sviluppa la tendenza verso Giorgione, se pur 
sempre ostacolata dalla tradizione plastica, nei seguaci di Gio- 
vanni Bellini, appunto perchè la loro personalità artistica era 
men grande, meno spiccata. Vincenzo Catena, nel Martirio di 
Santa Cristina, in Santa Maria Materdomini a Venezia, accom- 
pagnando con la mesta distesa delle paludi (figg. 27-28) verso il 
mare la preghiera della Martire e il fruscìo delle ali angeliche, 
valendosi dell’ombra interrotta da qualche tocco luminoso per 
infonder vita e delicatezza alle immagini, intonando a un fondo
	        
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