Full text: La pittura del Cinquecento (9, Parte 4)

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lisce e lucenti e nelle vesti di tenue seta, marezzate di luce, ricche 
di pieghe, drappeggiate intorno alla Vergine con grazia preziosa. 
Si volge lenta sull’inginocchiatoio, l’Eletta, al sopraggiunger 
dell’Angelo, e nel volgersi piega il capo studiatamente, all’unisono 
col fiotto di luce e di cherubi che scende dall’alto. Tutto è tenue 
nella figura di Maria: il tessuto delle carni, le vesti tagliate come 
in una gran foglia di seta, il nimbo di cristallo opalino; e l’arti- 
ficio elegante dello Zelotti si palesa nella marezzatura come nelle 
pieghe infronzolite, come nelle chiome, a ghirlanda mosse in- 
torno al volto di bamboletta gentile; ma più la figura di Gabriele 
rispecchia il temperamento del decoratore capriccioso e dotato. 
Anche tra le architetture dietro l’Angelo è un contrasto d’ombre 
e luci mosse, in armonia col moto delle vesti arrotolate e starnaz 
zanti del figurone che avanza tarchiato e macchinoso, ma alleg- 
gerito dal capriccio di quel gonnellino forbiciato come entro un 
foglio di trasparente carta cilestre spruzzata di rosa. 
Più fedele ai tipi del Veronese nelle figure dell’Angelo e della 
Vergine è lo Zelotti in altra Annunciazione (fig. 694) della Gal- 
leria di Vienna, dove le figure, e specialmente l’Angelo con ali di 
pavone, iridescenti, e vesti a cartoccio, marezzate di luce, traggon 
risalto dall’emiciclo di un’abside, aperta in alto per un vasto in- 
tercolunnio sul cielo. Qui minor capriccio di trovate sfoggia l’u- 
mor bizzarro dello Zelotti nel costume dell’Angelo affagottato 
e scompigliato, ma esso si spiega invece nel motivo leggiadris- 
simo degli angioletti che giocano a giro tondo entro il semicer- 
chio del cornicione, portando a festa un giglio fiorito, in alto, sul 
capo di Maria. 
Con facilità sempre maggiore lo Zelotti fa cantar le tinte d’ar- 
gento primaverili festose nel Martirio di Santa Giustina (fig. 695), 
a Firenze, con gruppi divisi da intervalli come in un trittico, e 
frammenti architettonici di marmo bianco, o meglio di gesso fine. 
Si ripete lo schema dell’Annunciazione, nei tre gruppi fissi al 
limitar della scena, in superficie, sul fondo chiaro fiorito, come 
d’arazzo, e appena leggermente uniti uno all’altro, senza il le- 
game ritmico strettissimo dei gruppi complessi di Paolo. In questa
	        
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