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e par d’alluminio, chiaro e senza peso. In questa serie d’affre-
schi allegorici la dimostrazione più chiara dell’opera di G. A. Fa-
solo si ha, nelle figure della Danza (fig. 725), poco mobili, come
incollate al pavimento, e nella scena del Convito, con figurine
dai visetti attoniti di bambola, dai lineamenti piccini, gli occhi
Fig. 723 — Villa Coldogno, ora Pajello. G. A. Fasolo: Scena del Gioco.
tondi sbarrati, che ripeton le fisionomie dei ritratti del Museo di
Vicenza, rese più delicate, più preziose, più gradevoli, in quell’ac-
centuata espressione d’ingenua meraviglia. Le vesti, di tessuto
sottile, di carta trasparente come quelle dello Zelotti, tinte di
colori chiari, primaverili, la limpidezza cristallina di qualche
particolare di natura morta, ad esempio il piatto di frutta del
Convito (fig. 726), completano la grazia fresca e quasi puerile di
questi quadretti in contrasto con gli opprimenti scenari.
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