Full text: La pittura del Cinquecento (9, Parte 4)

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sulle labbra, invocando pace, spargendo sulla terra gigli e rose. 
La vergine Cecilia ha saputo di Raffaello, ma il pittore non ha 
rinunciato a darle quella tenerezza, quella dolcezza cerchiata di 
malinconia del tipo femminile lombardo, che l’Urbinate, fattosi 
romano e scultorio, faceva tacere acuendo la divina ispirazione 
della Santa. Moretto ha voluto comporre le sue regine di bontà 
e d’amore con i fiori della bellezza lombarda. 
Più semplicità spiega ad Orzinovi (fig. 155), in altra pala d’al- 
tare, ove Santa Caterina prende l’aspetto che si svolge con opulenta 
ampiezza nel gran quadro del Museo storico artistico di Vienna: 
Santa Giustina adorata da un gentiluomo (fig. 156). China gli 
occhi languenti la Santa, alla preghiera d’amore del gentiluomo 
supplice, sofferente di desiderio. È un duetto d’amore all’alba 
di un giorno tranquillo. Teneramente velate sul cielo azzurrino 
strisciato di bianche nubi son le carni della Santa, che, nel suo 
incesso maestoso e grave, sembra riverberar dal manto chia- 
rori biondi sul terreno. Il colore è sempre più tirato, rasato, che 
non nei maestri veneziani, e anche il paese, da vicino, ha del raso, 
mentre si avvolge di nebbia nel lontano. Il broccato d’oro del 
manto della Santa sembra cuoio a stampa, nel suo baglior soffo- 
cato, mentre la seta della veste, tra il rosa e il viola, è tutta 
oscillazioni di luce. 
Circa il tempo della Santa Giustina, il pittore compose il San 
Benedetto della Galleria di Budapest (fig. 157), placido, col volto 
rosato di fratacchione sopra la tenda di un verde aureo, di grana 
ricca, densa, preziosa, variata a gradi dal muschio alla filigrana 
d’oro. Dipinto questo Santo, che probabilmente è un ritratto 
costretto entro lo schema dei tipi suoi consueti, il Moretto si 
avvicina al principe dei ritrattisti, Giambattista Moroni, con la 
figura di un Adoratore nella Galleria di Londra (fig. 158). Ma la 
festosità delle sue opere più ricche di splendore cromatico si ma- 
nifesta appieno in un altro ritratto di Gentiluomo seduto (fig. 159), 
visto di traverso, con la testa poggiata sul braccio destro che
	        
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