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disotto un’arcata posticcia e mal girata ad uncino, davanti
un paese tempestoso, in cui s’accendon di luce le torri come
bianchi ceri sulle montagne. La bella santa porta un ricco
diadema sulla fronte, sopravveste di velluto verde, gonna a
strisce verdi azzurre e oro; la sopravveste lascia scoperte le
maniche di velo bianco argento. Cadon lunghe le chiome alla
Santa, ma non la veston più tutta come in antico; ella sporge
il vaso baccellato d’argento con il coperchio crocesignato, e
sembra sostar per fatica sotto quell’ammasso di vesti, sotto
quel carico di velluti. Maddalena diviene il ritratto d’una corti-
giana per il Moroni immemore delle forme tradizionali. Sempre
così: egli trasporta tutte le sacre figure nel campo di ritrattista,
ov’è sovrano, ribelle ai ceppi della tradizione.
Nell’ Ultima Cena, a Romano (fig. 201), tutti i suoi personaggi
s’assiepano intorno alla tavola ove Cristo apre la palma della
destra, sconfortato; appena nella figura del Redentore è l’im-
magine consueta, benchè scolorata e come logora; in qualche
apostolo si ritrova fisionomia morettiana, ma svuotata di con-
tenuto sentimentale e con accenti forti di realtà semplice e
viva; e sopra tutti, contro il cielo sparso di nuvole, come in-
corniciato dall’arcata della loggia palladiana, s’eleva il cop-
piere. Egli è fuor della composizione, e ne sembra il centro;
il suo sguardo sorvola quelli dei convitati. Così i solenni Apo-
stoli di Leonardo, dopo esser scesi in terra col Moretto, par si
sieno matricolati a un’arte e, divenuti massari della compagnia,
convengano a trattare, a discutere. Il mondo del Moroni è
formato, e sostituisce quello della tradizione; le sue interpre
tazioni dirette della figura umana o, diremo meglio, le sue schede
di osservazioni dirette di caratteri e di forme, i suoi ritratti,
compongono la scena religiosa.
* * *
Abbiam veduto come la suntuosità s’accresca nei ritratti mo-
roniani, che splendon di rasi, di sete, di velluti e di gioielli; tanta
ricerca di splendori va a dànno di quella della morbidezza