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Dello stesso tempo è la giovane signora (fig. 205) seduta
sopra ugual sedia, nella Galleria Nazionale di Londra, con un
simile collettone a ventaglio, una simile corazza al busto, un
ventaglio nella sinistra.
Sistemato così l’ambiente, tranquillati i contorni, il Moroni,
nel 1563, dipinse il bonario cavaliere che addita un vaso ar-
dente (fig. 206), chiedendo: ET QVID VOLO—NISI VT ARDEAT?
Veramente con quella calma indica piuttosto un’impresa che
non il fuoco del desiderio. Sta in piedi, e tiene l’elsa della spaca
con la sinistra. Dalla finestra di quella stanza d’ogni ornamento
nuda, scorgesi un campanile; dietro s’innalza il timpano di
una chiesa, e nel davanti, case e case alla lombarda, quasi stra-
scico delle vecchie forme del Borgognone. A ogni modo, torna
il Moroni a forme di taglio nordiche, tanto nel cavaliere col
vaso ardente, quanto nell’altro che avanza chiudendosi il
mantello (fig. 207), e in un terzo che inoltra col berretto in
mano, stretta l’elsa della spada (fig. 208). Le due ultime figure
si distinguon dalla prima indicante il suo simbolo, per lo studio
del pittore di dar un’azione libera al personaggio, quasi da lui
sorpreso. E la seconda, per la semplicità del motivo pittorico,
è tra le opere più significative del maestro, in quella signorile
armonia di stoffe nero argentate e di pietra bigia col rosa lu-
minoso del pavimento.
Più alto giunse il pittore rendendo, più che un’azione, una
anima, nel ritratto di vecchia signora (fig. 209) su fondo grigio
livido, che s’accorda con la nota di lutto delle carni bruno pal-
lide e della veste nera. Gravi di tristezza son gli occhi della
donna, che li fissa davanti a sè, come al suo destino; tiene un dito
distrattamente nel libro socchiuso, e appena tocca i guanti con
la sinistra. Cade ogni moto all’affacciarsi dei pensieri di dolore.
Come in questi ultimi ritratti il Moroni volse di nuovo
verso forme nordiche, così nel Ritratto di un Contarini, del 1565,
(fig. 210) torna al Moretto, anche alle gonfiezze del suo maestro,
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