i N =
pag. 277 e s.). Fra questi uno ve n’è, senza indicazione di mese 1527-15.
e di giorno, in cui all’artista son dati x ducato e 6 lire « per 1527
tanti colori e la cornice per fare lo cenaculo de la despensa », dik
cioè la Cena in Emmaus, oggi proprietà delle Gallerie di Fi- di S.
renze. Tale data è anche iscritta in un cartellino alla base e fa
del quadro, dove era stato erroneamente letto, prima del Capi
Clapp, 1528. Il dipinto è ricordato anche dal Vasari. anni
Il 28 febbraio son valutate come pagamento all’artista Tani
«some 8 di flasconi ebe in più volte e una meza catasta di gi
legno », mandategli a Firenze, dove il Pontormo era tornato
ma donde veniva ancora di quando in quando a lavorare alla 1528-15:
Certosa. zione
ora i
1525, 22 maggio — Lodovico di Gino Capponi acquista da Ber-
nardo Paganelli la cappella in S. Felicita (Arch. Capponi, 1520; 1
cod. III, c. I ss.: vedi F. Massar, Notizia del ritratto di Fran- Cena
cesca di Lodovico Capponi, ecc., per Nozze Capponi-Arbu- peri
thnot, Firenze 1024, pag. 7; e CLAPP, op cit, doc. AVII, abit
pag. 279). La decorazione del Pontormo in questa cappella pas.
è dunque posteriore a tale data: e sembra duri fino al 1529. L52090,
Fra questi anni il CLare (pag. 45) e del resto anche il Va- poni
SARI, mettono pure il tabernacolo di Boldrone. sotto
op. c
1526, 5 giugno — È ricordato nel Libro Verde dei Medici e $pe- lezio;
ziali come «pictor in civitate Florentiw » per certe questioni
d’immatricolazione (Craerr, doc. XIX, pag. 279). TOSTI, 26
finitc
1526, 29 marzo, 3 luglio, 25 agosto, 5 ottobre, 14 novembre, nare
1° e 15 dicembre — Pagamenti relativi ai lavori nella Certosa ghe i
e (3 luglio, 14 nov. e 1° dic.) per mandare all’artista a Fi- cop
renze, «un barile di vino... legne et frasconi » (CrArr, doc. Boll.
XIV, XV e XVI, pagg. 276 e 273). 1534 —
tone
1527, 4 gennaio, 10 febbraio, 18 marzo (stile fior. 1526), 5 aprile, Cit.).
27 novembre, 5 dicembre — Da parte dei frati della Certosa
gli son fatti pagamenti, uno dei quali (27 nov.) per mandargli 1534 —
a Firenze «staia 6 de farina et paia 2 de galine » (CLAPP, vella
doce. XIV, XV e XVI, pag. 276 e ss.). di $.
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