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T’insieme della scena dà un senso di « miracoloso ». Il tema,
così com’è condotto, indipendentemente dal suo significato il-
lustrativo, fa sentire che «c’è miracolo nell’aria». A quest’im-
pressione concorre la luce, così vibrante e attiva che dà un si-
gnificato prismatico alla forma.
Anche il volto del giovinetto ritratto da Jacopo in un quadro
di Casa Baldovinetti a Firenze (fig. 84) ci è rivelato dalla luce
che lo colpisce in pieno, tra ombre forti, pur senza assumere il
significato potentemente costruttivo che essa aveva nel secondo
piano della Cena in Emmaus. Più che al risalto del volume cor-
poreo, qui essa mira ad esprimere la delicata spiritualità del sog-
getto e a porre in valore, come di consueto, i contorni affinati
del bianco volto giovanile nella cornice fantastica di un enorme
berretto scuro. Anche la veste è bruna, e si disegna sul fondo
meno oscuro nei larghi contorni prediletti dal Pontormo in questo
periodo, qui allentati, addolciti, per l’abbandono del busto lie-
vemente reclinato. Nessuna traccia di risalto plastico: la forma
delicata si spiana nell’ombra. E il lembo di trine che fiorisce lo
scollo della veste è lumeggiato, come le mani del Cristo e del
monaco a sinistra nella Cena, a tocchi d’impasto brillante, quasi
veneziano.
L’aristocratico allungamento della forma, la purezza dei
lineamenti, lo spirito pensoso, pongono questo ritratto tra le
opere del Pontormo più animate di fantasia poetica. Tra il fondo
scuro e l’intensa oscurità della veste, aureolato dall’immenso
berretto bruno, sboccia, fiore di luce dalle tenebre, il volto o-
blungo, affilato dall’ombra, tornito a mandorla dall’ombra, che
lo cinge a sinistra e ne commenta la delicata magrezza. Il di-
segno, impeccabile e sensitivo, precisa ogni contorno di questa
adolescente beltà fiorentina: il naso appetda ricurvo, l’arco breve
e puro delle labbra, punteggiate di luce agli angoli come in un
Lotto giovanile, il mento affilato, che imprime al volto l’accento
di tensione proprio alle immagini del Pontormo, come l’apertura
ampia delle palpebre e l’arco teso delle sopracciglia sotto la gran
fronte nitida. La tradizione lirica del Rinascimento fiorentino.