Full text: La pittura del Cinquecento (9, Parte 5)

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1528, 24 novembre — Allogazione di una volta da affrescare 
nella Madonna delle Lacrime ad Arezzo per 300 ducati d’oro, 
restando mallevadore Giovanni Antonio Lappoli. La volta 
era già stata commessa, 24 maggio 1527, a Niccolò Soggi 
(Cfr. MILANESI, pas. 164, 21. 2 e COLNAGHE, op.’cit.). Le pit: 
ture non furono eseguite neppure dal Rosso. 
1530 — Torna a Borgo $. Sepolcro, dove finisce la Resurrezione 
per Città di Castello. Va poi a Venezia passando da Pesaro 
per sfuggire l’assedio di Firenze: 1à regala a Pietro Aretino 
un disegno di Marte e Venere, inciso poi dal Caraglio (B. 51). 
530, ottobre — È in Francia. Il mese dopo ha commissione di 
un quadro da Francesco I. Si è creduto erroneamente che si 
trattasse della copia della Leda di Michelangelo, quadro che 
non era ancora in Francia. Il Rosso abitava allora in una casa 
a Parigi (Cfr. G. DE LABORDE, Compties des Bàtiments du Roi, 
Parigi 1877-80, IL, pas. 3605; e M. Roy, La Leda de M. A. 
et celle du R., «Gazette des BB.-AA., 1923», LXV, 65 ss.). 
1531, luglio — Quitanza reale «à M.e Julian Bonacorsy, Tré- 
sorier de Prouvence, pour paier Rousse de Roussy » (così, 
o Roux de Roux, veniva chiamato il Rosso in Francia) per 
i mesi dal dicembre a quello corrente « durant lequel temps 
il a fait ung grant tableau pour le Roy», trasportato poi da 
« Archangelle de Platte » da Parigi a Fontainebleau. Il quadro 
è identificato dal Rov, op. cit., erroneamente con la Leda 
di cui sopra. (Cfr. anche DE LABORDE, op .cit., II, pag. 365). 
I531, dicembre — Antonio Mini, scrivendo a Michelangiolo nel 
ritorno di Francia, gli dice di aver saputo «che Rosso di- 
pintore è diuentatto già maestro di danari et dattre proui- 
sione ch’e re (Francesco I) a dantto loro » (al Rosso e a G. F. 
Rustici. Cfr. K. Frey, Samml. ausgewdàhlter Briete an M.A.B., 
Berlino 1899, pag. 315 ss.). 
1532, II gennaio — Altra lettera del Mini a Michelangiolo, scritta 
da Lione (FREY, op. cit.) dove dice: «Io onne letto una let- 
tera che uiene a Franciescho Tedaldi di mano de Rosso di- 
pintore, che dicie che nostro nome, cioè la fama nostra è 
diuenutta tale in chorte e che uoi ci siate sollo infraleniomini »
	        
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