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Tra i più mutevoli pittori fiorentini del periodo manieristico,
Maso da San Friano, nel quadro della Madonna fra due Santi e
due confratelli (fig. 156), dipinto per la compagnia di Sant’Jacopo
Soprarno o della Notte, si tiene stretto ai modelli di Fra’ Barto-
lommeo primitivo e di Mariotto, chiudendo con diligenza ar-
caistica la Vergine nella cornice ovale formata dagli angioletti reg-
gicorona in alto, dai due Santi ai lati e dai due piccoli confratelli
in ginocchio ai suoi piedi. Le forme sono dure e legnose, fosche
le ombre; e appena nelle figure dei due fraticelli s’intravvede
un riflesso del tipo e della diafanità di carni d’Andrea del Sarto.
Fra’ Bartolommeo era ancora negli occhi del pittore quando
compose la Natività della chiesa dei Santi Apostoli (fig. 157), ove
l’atteggiamento della Vergine, il tipo del Bambino, il tenue fondo
paesistico, sono ristampe dal Frate. Appena il gruppo degli an-
gioli suonatori e il pastore che occhieggia dall’ombra mostrano
qualche tendenza verso la maniera pittorica di Andrea del Sarto.
Singolare è la composizione nell’effetto di movimento sparpagliato
e bizzarro, che tra le slargate forme sembra richiamare i ritmi
barocchi del tardo Filippino.
La Resurrezione di Cristo con i Santi Dionisio Areopagita
e Bastiano è dipinta in una tonalità caldissima, infocata. Nes-
suna traccia più della passeggera sbrigliatezza, così estranea al
suo spirito, che il Naldini manifesta nella Natività; ma anzi,
come nell’arcaistica Madonna di Sant’Jacopo Soprarno o della
Notte, qualcosa di soffocato e di ristretto, una compostezza di
timido andreesco. Le forme affusate del Cristo e gli angioletti
chiaroscurati indicano una tendenza costruttiva, che non è del
tutto in armonia con il densissimo colore di fusione.
Nessuno di tali dipinti mostra nel pittore le doti che ci sor-
prendono davanti all’Escavazione dei diamanti nello studiolo
di Palazzo Vecchio (fig. 158). Ciò che a primo sguardo colpi-
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