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lambiccata e vaporosa che è centro di tutto un gruppo d’opere
beccafumiane, e che vive a sè, fuor di ogni vita spirituale.
I tondi di Fra’ Bartolommeo furono esempio al Beccafumi
nel comporre la Sacra Famiglia di Monaco; ma il Senese qui,
come nel Presepe, nel dispor le figuré ad archi entro il cerchio e
nella flessibilità della linea, rievoca le melodie della sua terra.
Singolare è l’immagine di San Giuseppe, risolta con rapidità
corsiva in un fluido incrocio di membra, in una raccorciata spira.
E il paese, sotto il cielo freddo, ha leggerezza di soffio.
Non più fisso ai modelli del Domenicano, il pittore ci offre
un esempio della sua ricerca di lambiccata signorilità, di schemi
complicati e preziosi, nella Sacra Famiglia di Sinalunga (fig. 247).
La mascheretta muliebre si veste d’eleganza agghindata, imbel-
lettata, artificiosa: sempre più liquido diviene il contorno della
sinuosa figura di Maria, che guarda di sottecchi, più che ai due
fanciulli, a se stessa, e si compiace dell’artificio di una posa stu-
diata per metter in valore l’eleganza di una forma serpentina.
Il braccio sinistro, che dovrebbe formar puntello all’instabile
posa, si spiana in un debole nastro; e tutta la gigliacea figura,
in alto un po’ rassodata da luce, par si disfi in basso nell’ombra.
Incerto quasi sempre nel modellare i suoi putti dalle grosse teste,
qui il Beccafumi snoda con morbidezza il corpo di Gesù e infonde
grazia di gingillo al libro e alle manine che a fatica lo stringono,
come alla figuretta del piccolo Battista, che rievoca nella comica
gentilezza dell’inchino cerimonioso uno tra i più deliziosi schizzi
preliminari di Leonardo per la Natività. Dietro il gruppo lieve
s’appesantisce l’ombra, costruendo, per contrasti di luce, la forte
sommaria architettura della testa di San Giuseppe.
Il cangiantismo, spinto ad oltranza dal Beccafumi ad espri-
mere, per altra via di quella tenuta dai Veneziani, la sensibilità
del colore al movimento atmosferico, s’accentua nel quadretto
di Lucca raffigurante Scipione e la moglie di Dario, ove le ombre
sfaldano, sgretolano, arrotondano a bozze le forme (fig. 248).
Par che ripetuti colpi di martello abbiano ammaccata la corazza
di Scipione, e prodotto quel suo tumultuoso cangiare dall’az-