prendente per la rapidità impressionistica del modellato a mac-
chie di luce e d’ombra, e pochi altri dipinti, specialmente qua-
dri a piccole figure, mostrano chiara, in un organico insieme, la
visione propria del Senese, che, educato alla maniera del Sodoma,
finisce sempre ad opporvisi per l’audacia dell’effetto luministico
e per la gamma specialissima di un colore cangiante al gioco
dei lampi tra l’ombre, artificioso, strano. Nella Siena del Cinque-
cento, Domenico Beccafumi è certo la personalità più spiccata,
e anche la più mutevole, la più capricciosa: talora dipinge come
un forte impressionista moderno, talora elabora lucenti oleo-
grafie; infonde, per magica virtù di contrasti luministici, le im-
pronte di una maestà sovrumana a qualche testa affiorante dal-
l’ombra, o cade in svenevoli languori; precorre l’eleganza lambic-
cata e preziosa del Settecento, e foggia marionette di legno per
i suoi teatrini di storia romana. Nella Santa Caterina d’ Ales-
sandria di una tavoletta della Biccherna a Siena, raffigurante
la Madonna con Gesù e le due Sante Caterine (fig. 283), rievoca le
sagome parmigianinesche; nella Comunione di Santa Caterina di
Szena (fig. 284) gareggia con le predelle ultime del Lotto per l’effetto
di luce nell’interno. Fa centro della sua arte la luce, che scompone
a piani sfaldati le figure per il netto distacco dalle ombre intense,
le logora, le rende labili e fluide; giunge al pittorico liquefacendo
la forma. Fra le maggiori espressioni della sua arte sono perciò
le stampe, i graffiti del pavimento di Siena (fig. 285) e i romantici
disegni, dove lo stacco del bianco dal nero non è attenuato dal
colore, e la linea frastagliata, interrotta, nervosa, determina
passaggi repentini di chiaroscuro. Uno di essi, corrispondente
al concetto volumetrico della Natività di Maria, il Saturno del
Museo britannico, può considerarsi il punto d’arrivo di tutta la
vita artistica del Maestro. Il segno a penna, aggrovigliato, adunco,
di libertà barocca, e gli strappi delle ombre ad acquerello, rendono
con rapidità prodigiosa il volume del gigante che avvolge e at-
tanaglia la preda. Dove la potenza drammatica dell’effetto di
luce raggiunge il suo massimo è nella testa, illuminata dall’alto,
scavata in caverne profonde dall’ombra mordente, che delinea
402