Full text: La pittura del Cinquecento (9, Parte 5)

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ua bell'ampia vappa era quadro una risoluzione affine a quella del Sanzio nella Stanza 
isla. ce del tavolo battuti d’Eliodoro: il contrasto di masse d’ombra e luce diviene elemento 
fondamentale nella composizione. 
Il carattere scultorio dei lineamenti, scalpellati come nel 
marmo da ombre intense e grandiose, s’accentua nel ritratto 
virile della collezione ’Tucher (fig. 16), dove Sebastiano ritorna 
al fondo scuro, staccandone a tutto tondo la testa e la mano 
con dita squadrate e largamente aperte. Nel panneggio, l’ampio 
contorno ondeggiante delle maniche ricorda, con maggiore enfasi, 
il movimento della mantella del Cardinale del Monte. Anche in 
questo ritratto grandioso, che ebbe forse per modello il Bal- 
dassar Castiglione del Sanzio, Sebastiano si studia d’infondere 
l’espressione di serena dignità propria alle immagini raffael- 
lesche; ma anche qui essa rimane superficiale, esterna, non spon- 
taneo riflesso dell’anima. Gli occhi grandi, i robusti lineamenti, 
esprimono più l’equilibrio naturale di un essere sano, forte, bello, 
pago della vita e un po’ indifferente, che non lo spirito elevato, l’in- 
clinazione al sogno delle creature di Raffaello. È sebbene le ombre 
vieppiù profonde e modellatrici segnino un passo nuovo verso 
la visione sculturale di Michelangelo, l’atmosfera ombrosa e calda, 
che avvolge la figura e ammorbidisce il panneggio, riallaccia an- 
cora l’arte di Sebastiano al vigoroso tronco dell’arte veneziana. 
Mentre in questi ritratti egli ci si presenta perfetto assimila- 
tore, crea il primo capolavoro d’ispirazione schiettamente mi- 
chelangiolesca: il Cristo pianto dalla Madre (fig. 17), nel Museo 
di Viterbo. Anzi, la voce che Michelangelo vi abbia avuto parte 
è confermata, oltre che dallo schema della figura snodata e at- 
torta di Maria, tanto imichelangiolesco da non trovar riscontro 
nelle opere contemporanee del Maestro, anche dai disegni sul 
Ha Ci face: rovescio della tavola. Ma il Vasari esagera nella Vita di Sebastiano, 
tto d’incognito. attribuendo il cartone della grande opera a Michelangelo !: basta 
vedere il nudo tornito del Cristo, con piccole mani, piccoli piedi, 
o i ' : polsi sottili, volto affilato dall’ombra, per riconoscere che il Ve- 
r si disfaccia, dilatandosi, i i 
bido sotto un cielo velato «Ma perchè, sebbene fu con molta diligenza finito da Sebastiano, ..... l'invenzione 
rica ha dundue in guest però ed il cartone fu di Michelagnolo... » (VASARI, op. e ed. cit., V, pag. 568). 
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