Full text: La pittura del Cinquecento (9, Parte 5)

corpi, i volti di tonda volgarità, che in quell’affresco, con gran 
pompa di cappelli piumati, circondavano il trono imperiale. Più 
che nella storia del Castigo, dove i moti sgarbati e plebei risultano 
a un'unità raffaellesca tra figure e sfondo, e dove alcuni parti- 
colari, ad esempio il giovane seduto a pie’ della colonna, model- 
lato con sapiente prestezza e bravura, dimostrano la valentia 
di una mano troppo spesso infiacchita dall’abitudine al mestiere, 
nella Guarigione dello storpio lo Zuccari s'’imbeve di michelangio- 
lismo, e, perduto ogni orientamento, forma confuse masse di 
figure, con volgarità insopportabile. A differenza del Vasari, 
suo compagno nella decorazione della Sala Regia, Taddeo evita le 
stridule policromie, preferendo tinte basse e leggiere; e qualche 
volta trova un accento pittorico, ad esempio nelle forme delle 
due donne in colloquio in distanza, tra gli spettatori alla Gua- 
rigione dello storpio, sfaldate alla maniera di Andrea del Sarto, 
sia pur grossamente, e in qualche panneggio dipinto con rapida 
pennellata venezianamente densa, come il drappo attorcigliato 
con disinvolta bravura ai fianchi e alle gambe del giovane seduto 
presso la colonna nel Castigo di Elima. 
Questo misterioso infiltrarsi, nella maniera del secco marchi- 
giano coloritore, di un gusto venezianeggiante per il color denso 
e morbido, più si rivela nella pala d’altare con la Conversione di 
San Paolo, composta di trame e di motivi raffaelleschi, e soprat- 
tutto nella replica, o forse nel bozzetto, della Galleria Doria, ove 
s’aggiunge uno studio drammatico d’effetti di luce sulle figure 
e nel cielo, a strati di nuvole calde e grevi, certo d’imitazione 
veneta (fig. 516). 
Meglio che nei pretensiosi affreschi di San Marcello, ove 
egli mira alla « grande maniera », si esprime il Marchigiano, che 
ebbe col fratello Federico popolare fama in Roma, nella Batta- 
glia di Tunisi, dipinta a fresco sopra la parete della Sala Regia 
ov’è la Porta della Cappella Paolina (fig. 517). Il Pittore vuol 
rendere l’effetto drammatico della lotta, intrecciare uomini e 
cavalli nel mulinello di una zuffa furibonda; ma ecco che gli 
stendardi arrotolati, i mazzi di lance, i nastri svolazzanti delle 
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