del Cinquecento subisce chiaramente il dominio, spunti compo-
sitivi e paesaggi fosforescenti. Sempre più imperversa l’ecletti-
smo disordinato proprio ai manieristi tipo Zuccari, nella pit-
tura vacua ed enfatica dell’Arpinate. L’atteggiamento squar-
ciato di Sansone con la porta di Gaza e l’informe gonfiezza del
torso di Giona, ci presentano l’arte di Michelangelo in volgare
parodia; nel gruppo della Carità entro un tondo, quasi diventa
itriconoscibile lo spunto raffaellesco dalla predella della Depo-
sizione, tanto è inleziosita la posa; la Fortezza, tozza matrona,
pesa sul clipeo, brandendo la spada sguainata; gli angioletti
torcono i corpi, torcono i volti, seguìti nel volo da drappi sco-
dinzolanti: venuto meno anche quell’ultimo resto di gusto che
suggeriva agli Zuccari decoratori di palazzo Farnese di tener
basse le tinte, e velate come in arazzo, il focoso, l’enfatico Ar-
pinate fa gridare i colori discordi, acceca con l’oro degli stucchi,
col lustro delle carni impomiciate, delle ombre corrusche, dei
panneggi cartacei. Tutto grida: le tinte stridule, i moti sgan-
gherati, le luci metalliche. Nella parete di fondo, i due sgarbati
angioloni che aprono intorno a un Gesù Bambino di cartapesta
un baldacchino enorme di cartacea seta, e i cherubi ranocchiette,
che saltellano qua e là nel cavo di quel capanno improvvisato,
ci presentano il massimo di cattivo gusto e di vana pompa cui
giunga la maniera di questo rappresentante dell’ « idealismo »
sul volger del secolo.
Quattro $Sibille grassocce, sdolcinate e sbracciate, una delle
quali scimmiotteggia i gesti eroici di Michelangelo, si staccano
dal fondo a finto musaico dei peducci della cupoletta alla sala
del Capitolo (fig. 550), che nell’ottagono del centro, da un gruppo
di corpi angelici, d’ali e di drappi, trae una festosa nota deco-
rativa, armonicamente intonata al cerchio della cupola. Qui,
nei quattro riquadri con Scene dell'infanzia di Gesù, più che
nella sagrestia, riecheggiano veneti motivi: l’Adorazione dei
pastori e quella de’ Magi vengono in linea indiretta da composi-
zioni del Palma Vecchio, che il pittore si compiace di variare,
ora con una goffa immagine di re vanesio drappeggiata di seta
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