Full text: La pittura del Cinquecento (9, Parte 7)

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tutto è tetro, l’immagine della Santa e il cielo: e ogni palpito 
della figura travolta dalle voci della tempesta, ogni batter d’ala 
del manto, par si ripercuota nella fosca atmosfera. Tale è lo slancio 
dei drappi sollevati dall’aria che noi abbiam come l’impressione 
di veder la figura staccarsi, immensa mongolfiera, dalla terra 
nel cielo tempestoso. 
La mongolfiera ha spiccato il volo, e si libra gioiosa nel cielo 
aperto da un pallido alone sulfureo, nell’Assunta di Dresda (fi- 
gura 532). Il manto si dilata immenso e turchino sul fondo di luce, 
ripetendo gli antichi contrapposti delle Apparizioni celesti del 
Baroccio, e trasporta col suo slancio di nuvola l’immagine della 
Madonna, il gran volume delle vesti sulle forme infantili. Intorno 
s’aggira la consueta ghirlanda d’angioletti: spiccano il volo dalla 
Crocefissione di Genova, dal Cenacolo di Urbino, verso l’Assunta 
che spalanca gioiosa le braccia e invade il cielo. A contrapposto, 
sulla terra, gli Apostoli fan cerchio attorno alla tomba: chi guarda 
in alto, chi guarda entro il sepolcro: l’Apostolo che fronteggia 
la Vergine, percosso in pieno dalla luce, indietreggia a contrac- 
colpo dell’indietreggiar di Maria; un altro, che guarda alla tomba, 
s’appiatta, come schiacciato da quel peso di luce. In tutto questo 
si sente l’eccesso, l’artificio, il meccanismo automatico dei moti: 
tanto del gesto della Vergine con le braccia sbarrate, tanto di 
quelli degli Apostoli sul primo piano. Ogni spontaneità è venuta 
meno all’arte del Baroccio: le vesti son proprio i panneggi ac- 
conciati su manichini di cera o di creta dal pittore, dopo che il 
disegnatore ha studiato con delicatezza ideale dal vero i moti 
delle figure!. È tuttavia quest’opera, col suo scoppio gioioso di 
1 11 metodo scrupoloso, e quasi pedante, del Baroccio, è così descritto con minuzia dal 
Bellori: « Prima concepiva l’azione da 1appresentarsi et avanti di formarne lo schizzo, 
poneva al modello i suoi giovini e li faceva gestire conforme la sua immaginazione e chie- 
deva loro se in quel gesto sentivano sforzo alcuno, e se col volgersi più o meno trovavano 
requie migliore, da ciò sperimentava li moti più naturali senza affettazione e ne formava 
gli schizzi. Nel medesimo modo se voleva introdurre un gruppo di figure, adattava li giovini 
insieme all’azione, e da gli schizzi formava poi da sè il disegno compito. Fatto il disegno 
formava li modelli delle figure di creta o di cera tanto belli, che parevano di mano di ottimo 
scultore, non contentandosi alle volte di uno solo, ma replicando due o tre modelli di cera 
della stessa figura. Dopo li vestiva a suo modo, e conoscendo che facevano bene, poneva 
in quel modo li panni sopra il naturale, per torre ogni ombra d’affettazione ». iù 
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