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scenografico ampio, profondo, straricco di ornamenti lombarde-
schi. Perno della composizione è l’angelo con cero, che, nono-
stante le forme incrudite e cartacee, lascia scorgere, nel taglio
angolare, l’imitazione di capricci romanineschi. Ma il composi-
tore ha saputo con arte innestare la figura a tutto il movimento
scenografico dell’ambiente.
Nella decorazione complessa della volta e del presbiterio, il
Marone perde equilibrio nell’accostarsi a Giulio Romano e ai
Campi; si fa sgangherato nella ricerca di movimento non sor-
retto dall’abitudine dello scorcio, e cade nella peggior maniera,
con qualche bella e ardita eccezione, ad esempio nel gruppo ir-
ruente di San Luca e il toro (fig. 205). Reminiscenze di Cremona
e del Soiaro appaiono nel fregio di putti, con drappi e festoni,
ricco, festoso, multicolore, e nelle candelabre dei pilastri su fondo
oro pallido.
Notevoli, anche per ampli ariosi fondi scenografici, sono gli af-
freschi sulle pareti del presbiterio, raffiguranti la Caduta della
Manna e il Sacrificio di Melchisedec (fig. 206), in note di colore
preziose e chiare, vibranti di una sottile luminosità argentina.
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