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specialmente nel Cenacolo. Lo scenario architettonico con la
scalinata, e la figura tronca di un ragazzo in berretto a cono,
derivano dal Veronese. In primo piano, presso la mensa, un
giovanetto ricciuto versa il vino da una mirabile fiasca in
un vasetto bruno a incrostazioni d’argento, d’origine veronesiana
come il fruscio di luci che dirada le penombre sul volto pienotto
del coppiere. Il taglio delle altre grandi figure è in generale
secco, aguzzo, moroniano, come le metalliche luci che il pittore
ama trarre dagli azzurri, dai verdi, dai gialli cangianti in fulvo
nell’ombra. Ovunque si ripetono le note cromatiche del capo-
scuola bergamasco, incrudite e un po’ falsate, ad esempio nei
rossi.
Nella libera imitazione di motivi paoleschi G. P. Cavagna
raggiunge il suo maggior livello pittorico, mentre la grande pala
dello Sposalizio di Santa Caterina, servile imitazione dal Vero-
nese, fa pensare a suo figlio Francesco, scarso di personalità
tanto che non ci rimane notizia di opere eseguite indipendente-
mente dal padre. Lo Sposalizio di Paolo, nell'Accademia di Ve-
nezia, ha qui una copia grossolana, pesante, intorbidita d’ombre,
dura nel modellato delle figure e dei drappi, rossastra d’intona-
zione. La bella freschezza pittorica del ritrattista nella pala
dell’Accademia di Bergamo esclude dall’opera di G. Paolo Ca-
vagna questa prova di rozzo e banale copiatore.