Full text: La pittura del Cinquecento (9, Parte 7)

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ne ha così alterato i colori che solo si può considerare il meccanico 
schema messo a guida di una farragine di personaggi schiavi a 
leggi di simmetria. 
Il pittore aveva guardato alla Disputa del Sacramento di 
Raffaello, ma popolando, moltiplicando, assiepando figure, tolse 
ogni respiro di spazio, male pensando che la grandiosità potesse 
nascere dall’affollamento, l’effetto dal risonar del numero. Dal 
Quattrocento in poi, la scena della Pentecoste mostrava la Ver- 
gine elevata sul coro degli Apostoli; e solo qualche maestro, 
come l’Angelico, aveva fatto giungere alla porta dell’emiciclo 
qualche rappresentante dei popoli della terra. Qui par che, rotti, 
superati gli ostacoli, s’ingurgiti la fiumana di gente accorsa allo 
scoppiar dei razzi, al cader delle fiammelle. Al coro sacro che 
sente piover la grazia celeste, arder sul capo la fiammella dello 
Spirito Santo, succede il rumore della folla orante, sorpresa, 
incantata. Il coro della Vergine e degli Apostoli, chiuso nella 
contemplazione di Dio, si muta in coro universale. 
Il mondo romano aggrandì così Ja concezione compositiva 
del Muziano; lo condusse alla teatralità. Il « giovane dei Paesi » 
aveva portato un po’ di frescura nel solleone dell’arte romana 
cinquecentesca; ma presto i suoi paesi si fecero, per la commi- 
stione di rovine e di tempietti, più scenografici. Profondi, sui 
cieli temporaleschi, apparvero prima che i fiamminghi diffon- 
dessero l’amore al paesaggio in sè, e soddisfecero all’ambiente 
romano, che voleva lontani, immensi gli sfondi; Pieter Breughel, 
nel suo viaggio in Italia, studiò, copiò disegni del Muziano, e 
Paolo Brill, nel compiere il paese del quadro con San Girolamo 
e San Romualdo a Santa Maria degli Angeli, seguì con devota 
cura le tracce del maestro. Carel van Mander, che soggiornò a 
Roma nel biennio 1575-1576, loda il Muziano per la grandiosità 
sicura e splendente del paesaggio, per la disposizione delle di- 
stanze, per la piacevolezza e beltà dei tronchi, dei rami e delle 
fronde degli alberi e dei prediletti castagneti. 
Come già Sebastiano del Piombo, il Muziano cercò un com- 
promesso tra l’arte veneta e la romana; ma eran più pure le
	        
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