Dal 1575, Jacopo Ligozzi lavora in toscana, pittore alla Corte
DO Ligozzi, dei Granduchi, e gradatamente si va formando nella sua terra
d’adozione una maniera fondata sul compromesso tra le forme
della decadenza veneta e quelle del tardo manierismo fiorentino.
nella (at: Ancor dominato dal Veronese egli si presenta nel Martirio di
Santa Dorotea, sopra un altare della chiesa di San Francesco
peg a Pescia (fig. 259). La composizione a V, leggiera e sparsa, la
is Sig posa della Santa e il suo diafano e caldo pallore, il suo manto
Si biancargento rabescato d’oro, sono altrettante manifestazioni
di un’educazione di Jacopo Ligozzi da Paolo Caliari. Appena le
RIT sagome affilate delle gentildonne in primo piano s’improntano
| i ai moduli fiorentini del bronzinesco Alessandro Allori, in questa
Re neo pittura dove il gusto cromatico si mantiene vivissimo nelle vesti
_ grigio argento della fanciullina col giocattolo, nelle altre della
ye na gentildonna vista in profilo sfuggente, tinte di un giallo delicato
leda Selena e tenue, con ombre rossigne, nel riso di scacchi biancargento
i tra il verde di un’altra veste muliebre. Il Veronese trapiantato
dall'ordine. di in ‘Toscana sente stretti i legami con la sua terra nativa: e par
che i ricordi di Verona s’affollino, anche quelli di Verona pisa-
ibera che nelliana nel disegno poligonale di una groppa di cavallo bianco,
itum operts che ha il suo prototipo in Sant’Anastasia, nell’affresco del Cava-
isilii Mus lieve San Giorgio.
Stretto alle forme venete è ancora il Ligozzi nella Deposizione
Pinacoteca di Cristo del Museo Civico di San Gemignano (fig. 260), firmata
e datata 1591, ma qui un’altra è la fonte, fuor di Verona e di
i Paolo, e chiaramente veneziana. Il modulo delle forme è largo;
i intenso il risalto plastico delle figure sbalzate da un fondo tene-
i broso, vitree le luci, di lontana origine tintorettesca, special-
pian mente nei veli della Vergine e della pia donna in piedi: tutti
i caratteri che si spiegano con il ricordo dell’arte del Palma Gio-
vine ! unito ad impressioni recenti di opere vedute a Siena e nella
1 Anche nell’Adorazione de’ Magi, nelle Gallerie di Firenze, firmata e datata 1579, la
più antica opera datata del pittor veronese, il colore smorzato da ombre livide è palmesco.
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