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GIOVAN BATTISTA PAGGI
1554 — Nasce in Genova Giovan Battista, figlio di un Pellegro
Paggi, « gentiluomo qualificato, e provveduto di convenevole
patrimonio » (SOPRANI).
A quanto dice il SoPRANI, il giovanetto, contrastato dal
padre nella sua inclinazione alla pittura, non ebbe maestri,
ma si istruì da sè, copiando ed esercitandosi.
1576 — A ventidue anni, Giovanni Battista avrebbe dipinto
un quadro rappresentante Marsia scorticato, e compianto da
uno stuolo di ninfe e di pastori; e poco lungi Apollo in atto di
lavarsi ad una fonte le mani insanguinate, e di ridersi del suo
operato. Il quadro appartenne a G. B. Valenza (SOPRANI).
1579 — Il Paggi dipinge Tizio con l’avoltoio divorantegli il cuore,
pure venuto in possesso a G. B. Valenza (SOPRANI).
1580, circa — In seguito all’uccisione di un amico, avvenuta
per futili motivi, il Paggi fu costretto a lasciar Genova. Si
diresse a Firenze, e passando per Pisa dipinse una Venere
piangente Adone, per la principessa di Piombino, di cui fece
il ritratto. Giunto a Firenze insieme al Cambiaso, venne ono-
revolmente accolto da Francesco I, per cui fece il ritratto
di Bianca Capello. Il principe Doria lo richiamò a Genova,
promettendogli la liberazione dal bando, ma, essendogli morta
la moglie, si disinteressò del pittore, che fu costretto a cercar
nuovamente rifugio in Firenze (SOPRANI).
I600 — Circa quest’anno termina l’esilio del Paggi, che può
finalmente rimpatriare, avendo ottenuto dal Senato, non la
liberazione dal bando, ma un salvacondotto per cent’anni
(SOPRANI).
1600, IO marzo — L’arcivescovo Ginnasi, che aveva interceduto
per il ritorno a Genova del Paggi, scrive da Madrid al pittore,
ringraziandolo « de’ quadri che mi scrive aver fatti per me ».
Da altra lettera, in data del 25 agosto, si ricava trattarsi
«delle due teste di Cristo e della Vergine » e di un quadro
di Cristo in Emmaus (SOPRANI).
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