Full text: La scultura del Cinquecento (10, Parte 3)

76 I. — SCULTURA VENETA VERSO LA FINE DEL ’500 
l’arte scultoria cinquecentesca abbia dato a Trento, lavorarono in- 
sieme Vincenzo Grandi, detto il Vicentino, e suo nipote Giovanni 
Gerolamo Grandi (fig. 54). Al primo, la tradizione ha attribuito i for- 
tissimi busti in bronzo della Cantoria, mentre l’evidente maggiore 
arcaismo delle sculture in marmo nel parapetto sembra indicare ivi 
l’opera del Grandi seniore!. Che il Vicentino abbia guardato alle 
sculture di Tullio Lombardo dimostrano tanto le figure delle Sibille 
entro nicchie, con teste di pesante modulo classico su corpi tozzi, e 
con tuniche e piegoline calligrafiche, quanto le impalcature architet- 
toniche del Presepe (fig. 55) e dell’Epifania, benché non si riconosca il 
modulo di Tullio nel grosso tondeggiar delle forme. Tra gli elementi 
veneto-padovani s’infiltrano, inoltre, motivi lombardi, come quello, 
omodeesco, dei tre angioletti cantori nel Presepe, e la composizione 
stessa, nel suo ingenuo disordine, porta ad effetti di varietà pittoresca, 
a risalti di luce-ombra più proprii dell’arte lombarda che della 
veneta. Scultore campagnolo, il Vicentino taglia come nel legno le 
sue rustiche immagini; inesperto del bassorilievo, divien goffo nelle 
figure di fondo. Goffa è anche la Madonna a tutto tondo, grassa con- 
tadina infagottata nelle vesti, ma il sole che accende il volto paffuto 
infonde respiro ai lineamenti ingenui. È piena di rustica forza è la 
figura del pastore in ginocchio presso il giaciglio, che par uscita, con 
la cupa testa barbuta e il nodoso bastone, da una tela del bresciano 
Savoldo. Lo scultore semplice e vivido si delizia ad avvicinare il manto 
lanoso del somarello al lucido cuoio del bove; muove il gruppo sal 
tellante degli angioletti cantori al ritmo scherzoso della luce e del 
l’ombra; è maldestro, rustico tagliapietra, ma raggiunge talvolta, 
come nella gracile figuretta di fanciullo che s’aggrappa alla veste di 
San Giuseppe, effetti pittorici nuovi alla scuola dei Lombardo. 
L’influsso dell’arte veneta di Antonio e Tullio Lombardo s’af- 
forza nella parte inferiore del pulpito, la cui decorazione sembra 
derivi dalla chiesa di Santa Maria dei Miracoli a Venezia, con un 
gusto, tuttavia, per lo spessore corporeo delle foglie d’acanto arric- 
ciate sugli orli, lontano, e quasi estraneo, alla sottigliezza dei veneti 
ricami. È mentre di schietta derivazione lombardesca sono i rilievi 
a piccole figure di stampo classico (fig. 56), allineate col filo a piombo, 
: 1 Supposizione già fatta dall’Ing. A. Rusconi, che mi procurò gentilmente dati 
sui due artisti.
	        
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