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braccio piegato sul capo; il giovane a destra mostra sicuro la sua
forza nel sintetico slancio della forma, nella linea conchiusa del fianco,
nel braccio che si stringe, tenace, al capo, lo chiude, lo preme come
entro morsa, gli forma quadrata cornice. Forza ed eleganza s’imme-
desimano nella forma superba. Simile è la posa dell’altro, simme-
trica; ma par che il corpo stia per cedere sotto la fatica: i piedi non
s'appuntano con altrettanta energia al pilastro di base; il torso «’ag-
gira sfuggendo di lato; la mano, non più a perpendicolo sul fianco,
Fig. 222 — Venczia, Palazzo Ducale. Tiziano Aspetti: La fucina di Vulcano.
(Fot. Bòohm).
S'aggrappa ad esso convulsa; il braccio, che formava salda cornice,
qui, come schiacciato dal peso, sembra in procinto di sfuggire, di ce-
dere. Tutto lo sforzo si concentra nel profilo aguzzo, ferrigno, a con-
trasto con la fiammeggiante bellezza del compagno (fig. 223). L'’ac-
cademia romana ancora insegna all’Aspetti a forzar l'anatomia delle
figure, ma l’effetto anatomico è accentuato, deformato, per amore
d’intensità pittorica. Le costole si dilatano ; si tendono i muscoli
delle braccia; si gonfiano i drappi; fra le bozze del torace espanso,
sericchiolante, quasi forzato da chiodi interni che pungan la carne,
gioca la luce come riflessa di sottinsù dalla famma. Le mani s'ap-
puntano ai fianchi e le dita s’addentrano, penetrano nelle carni;
sfuggono a vampata le chiome alla costrizione del nastro. ‘Taglienti,
metallici, sono i profili con punte accese da faville, acuiti gli occhi