2. — DONATO BRAMANTE 133
Bramante assomigliò a Raffaello in quanto rese più armonico
e pieno di grazia lo stile ispirato da altri: a Milano, lo stile pittoresco,
a Roma, il classico. Nell’interpretare le forme attorno a sé, tutto
rese squisito, innalzò a perfezione. Dalla loggia di Giulio II a
Castel Sant’Angelo guardò Roma come un dominatore.
Fig. 116 — Palazzo Vaticano. Bramante: Inizio delle logge del Cortile di $an Damaso.
(Fot. Alinari)
‘Tra i seguaci di Donato Bramante noi non seguiamo ora tutti
quanti a Milano e in Lombardia presero metro da lui, come Cesare
da Reggio o Cesare Cesariano, il Bramantino, Cristoforo Solari ?,
che meglio intesero lo stile del maestro. Essi furono i maggiori in-
- terpreti, Cesare Cesariano commentatore di Vitruvio; il Braman-
vii tino con le sue verticali prolungate altissime; Cristoforo Solari,
detto il Gobbo, di cui diremo in seguito, con la sobrietà decorativa,
te, 107 > in contrasto con altri interpreti dell’Urbinate, inclini alle eleganze
sascitar - decorative dell’Omodeo. Bramante, già nella sagrestia di San Sa-
1 Vedi A. VENTURI, Storia dell’arte italiana, vol. VIII, p. 2, Milano, Hoepli, 1924.