Full text: Architettura del Cinquecento (11, Parte 1)

Zu I. — ARCHITETTURA DEL CINQUECENTO 
e disegni, non solo per le pitture, di quel luogo, «il quale adornò di 
peschiere, pavimenti, fontane rustiche, boschi, ed altre cose simili, 
tutte bellissime e fatte con bell’ordine e giudizio ». 
1 lavori per la villa furono iniziati intorno al 1517, sospesi alla 
morte di Leon X per essersi allontanato da Roma il cardinale Giulio 
de’ Medici, ripresi nel 1523, quando questi fu eletto papa. Nel 1525, 
Ciovanni da Udine scriveva il suo nome e la data nella decorazione 
dei pilastri della grande loggia. Nel 1527, durante il sacco di Roma, 
furono danneggiati gli edifici minori della villa, e nel 1530 il Pon- 
tefice incaricò Antonio da Sangallo di riparare i danni. Morto nel 
1534 Clemente VII, la Villa passò ad Alessandro de’ Medici, e, 
dopo l’assassinio di questi nel 1517, alla vedova Margherita d'Austria, 
figlia naturale di Carlo V, andata sposa nel 1 538 a Ottavio Farnese, 
duca di Parma e Piacenza. Infine, con tutti i beni farnesiani in Roma, 
divenne proprietà di Carlo di Borbone, Re delle due Sicilie, che ri- 
dusse a fienile i luoghi dipinti da Giovanni da Udine e da Giulio 
Romano. 
Fra i disegni pubblicati dal Geymiiller, ve n'è uno attribuito a 
Raffaello stesso (fig. 222), ed altri per lui eseguiti da Gian Battista 
da Sangallo, detto il Gobbo, e da Antonio da Sangallo il Giovane. 
Dal vestibolo si giungeva alla facciata del palazzo dominante il Te- 
vere. «Ognuno », scrive il Geymiiller, « converrà della straordinaria 
bellezza del concetto d’insieme, e del gran numero di bellissimi motivi 
di porte, di vestiboli d’ingresso, di fontane nei cortili e nelle logge 
e nelle terrazze; di scale doppie a più branche, che si succedono con 
magnificenza tanto maggiore in quanto è sempre accompagnata 
dalla squisita bellezza dell’invenzione ». Villa Madama rimase tipica 
alle ville italiane, e anche oggi, studiandone i frammenti, le rovine, 
sentiamo che su di esse alia il genio italiano. 
T’architettura finissima del salone dipinto da Giulio Romano 
e da Giovanni da Udine ha la purezza dell’arte di Raffaello: tutte 
le lesene, i pilastri, sembran nati in quella fioritura, in quei classici 
giardini; giran gli archi, si curvano le trabeazioni, s’innalzano le vol- 
ticelle, s’affondano i catini delle nicchie come se un’aura lieve, di 
primavera, spiri, inondi quei luoghi paradisiaci. 
TL’esterno, la piscina di villa Madama, il prospetto sul fianco, 
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