205 T. — ARCHITETTURA DEL CINQUECENTO
cita per eccezione, poi ne toglie nella lettera il passo, per non inter-
romper le sue logiche, archeologiche conclusioni. « Avegna che »,
aveva scritto, «a dì nostri l’architettura sia molto svegliata et veduta
assai proxima alla maniera delli antichi, come si vede per molte belle
opere di Bramante ». Ma, a diminuire la citazione fatta a titolo di
onore, soggiungeva: « Niente di meno li ornamenti non sono di ma-
teria tanto pretiosa, come li antichi che con infinita spesa par che
mettessero ad effetto ciò che imaginarno, e che solo il loro volere
rompesse ogni difficultate ». L’archeologo aveva soggiogato l’artista.
« Onde se ad ognuno è debita la pietade verso li parenti et la patria,
mi tengo obbligato di exponere tutte le mie piccole forze, aciochè
più che si può, resti viva qualche poco di imagine e quasi un’ombra
di questa: che in vero è patria universale di tutti i christiani, et per
un tempo è stata nobile et potente che già cominciavano gli homini
a credere che essa sola sotto il cielo fosse sopra la fortuna e, contro
il corso naturale, exempta della morte, et per durare perpetuamente ».
La pietà prende Raffaello a contemplare Roma. «Né senza molta
compassione posso io ricordarmi che poi ch'io sono in Roma, che
ancor non sono dodici anni, sono state ruinate molte cose belle come
la Meta che era nella via Alessandrina, l’archo che era alla entrata
delle therme Diocletiane et el tempio di Cerere nella via Sacra, una
parte del Foro transitorio, che pochi di sono fu arsa et distrueta, et
de li marmi fattone calcina, ruinata la magior parte della basilica
del Forro... oltra di questo, tante colonne rotte e fesse pel mezzo,
tanti architravi, tanti belli frigi spezzati che è stato per una infamia
di questi tempi l’averlo sostenuto, et che si potria dire veramente
ch’Annibale, non che altri, non fariano più... ». E quindi, stimmatiz-
zate le rovine di M. Bartolomeo della Rovere, si rivolge supplice al
Pontefice: «Non deve adunque, Padre Santissimo, essere tra gli
ultimi pensieri di Vostra Santità lo aver cura che quel poco che
resta di questa antica madre della gloria et della grandezza Italiana,
per testimonio del valore, et della virtù di quegli animi divini, che
pur talor con la loro memoria eccitano alla virtù gli spiriti che og-
gidì sono tra noi, non sia estirpato e guasto dalli maligni e ignoranti ».
Con questo grido d’amore per l’antico finì il moderno spirito di
Raffaello.
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