570 L= ARCHITETTURA DEL CINQUECENTO
Santa Maria di Loreto nella sua finissima tessitura di mattoni, da
cui staccano i capitelli con spesse foglie d’acqua e volute ioniche
men soffocate che sulle lacce di quella chiesa. ‘Tutta 1a vita della
facciata disadorna s’accentra nell’arcone d’ingresso, profondo, denso
di ombre, con la gran porta a cornici robuste, fortemente aggettate.
Una trabeazione gagliarda, sotto la tettoia d’ombra di una cornice
tesa ed energica, separa con violenza di risalti il piano inferiore dal
superiore della facciata. Anche l’interno ottagonale (fig. 521), benchè
soffocato da una fitta vegetazione d’ornati barocchi, attrae per l’ar-
monia delle arcate, in cui s’alternano porte a grandi nicchie d’altare.
Non vi sono finestre: la luce entra da oculi aperti nelle otto facce
curvilinee della cupola (fig. 522), oltrechè da una lanterna al sommo,
ca differenza che in Santa Maria di Loreto, di cui quest’armoniosa
chiesetta sembra una riduzione, il presbiterio non si prolunga a na-
vata e l’arco d’accesso non ne prende la profondità superba. La
pianta, curvilinea nelle altre cappelle, nel presbiterio è quadra, e
robusti archi reggono una cupoletta riccamente adorna.
Fra le più attraenti opere romane di Antonio da Sangallo era
certo, avanti i malaugurati rifacimenti, la Farnesina (figg. 523-524)
de’ Baullari, intatta, o quasi, nella facciata principale verso via
dell’Aquila e nella contigua verso il largo e il vicolo, internamente
rifatta verso Corso Vittorio Emanuele, e in parte nella facciata verso
la piazzetta (fig. 525). A fine di dar aria e luce alle stanze verso il
piccolo cortile, Antonio interruppe su questo lato la facciata sopra
il pianterreno, nel tratto rispondente alla larghezza del cortiletto,
mostrandoci, in vividi contrasti di luce e d’ombra, l’interno aperto
all'aria e al sole con le sue logge lievi, fiorite. Notevole, all’esterno
del palazzo, è la disposizione del bugnato nel pianterreno, a zone
alterne, tipiche del Sangallo, di misurata lunghezza — quasi ridotta
alla metà nelle più brevi —; raggiere di ventagli s’aprono festose,
come a danza, in quel bugnato fine, signorile, che ci richiama l’arte
de’ carpentieri da cui presero inizio tutti i Sangallo, e che ritroviamo,
non meno curato ed elegante di combinazioni, nei disegni per la
Zecca di Castro e per «Casa mia » di Firenze. Una larga cintura
piatta, che attornia il basamento, si spezza a greca per unire due
1 Sulla porta della chiesa si legge la data 1523.