614 I. — ARCHITETTURA DEL CINQUECENTO
e continuando sino all’altare. Ne deriva un effetto d’inscindibile
coesione plastica, di così serrata unità da non aver precedenti nel
Cinquecento italiano. Solenne, nonostante la ricchezza dell’ornamento,
è l’interno della cappella, che s’impronta di severità augusta nei due
sarcofagi di marmo cupo retti da sfingi in marmo chiaro. In tutta
la sua nobiltà di stile, 1a sua maschia grandezza, ci appare il Sangallo
in questo interno, angusto di spazio e possente per concentrata
energia.
Un gelido studio del grandioso spira invece dai monumenti
funebri eretti in arco trionfale a Leone X nella chiesa della Minerva
e a Piero de’ Medici nella Badia di Montecassino, questo del 1532,
su modello eseguito da Battista, fratello di Antonio. Francesco da
Sangallo scolpì le statue del defunto e dei Santi Pietro e Paolc
entro nicchie e Matteo Quaranta, su disegno di Francesco, il bassori-
lievo del basamento!. Antonio accompagnò a Montecassino il suo
collaboratore Battista con una lettera del 13 giugno 1531, ove è
scritto: «Lo aportatore di questa sera Maestro Baptista mio fratello
il quale sera in mio nome d’introvenire in la allocazione quale V. Pa-
ternità anno ad fare e] maestro Antonio scultore alias el Solosmeo
con el quale son fatte le infrascripte convensioni. Et prima. Promette
fare la capella della sepoltura del Magnifico Piero di Lorenzo de’
Medici in Monte Cassini secondo l’ordine et disegno, e di modani
quali li serano dati per me Antonio da San gallo, da lavorare et far
lavorare detto edificio di pietra concia et murare usque ad finem ».
Antonio da Sangallo, che già ai tempi di Giulio II aveva modi-
ficato e continuato l’opera di suo zio Antonio il Vecchio a difesa
di Civita Castellana, dandoci nel poderoso mastio della fortezza ?
(fig. 565) un capolavoro d’arte architettonica militare 3, assume,
nel 1525, ad invito di Clemente VII, insieme con Michele Sammi-
1 Non dovette limitarsi alla tomba di Pietro de’ Medici l’intervento d’Antonio
da Sangallo nella Badia di Montecassino, poichè i loggiati dorici di romana grandezza,
che cingono il cortile davanti al tempio (fig. 564), portano il suggello del suo stile,
anche nel taglio volumetrico dei blocchi di base ai grandi pilastri delle arcate. Fan-
tastico, sopra questo imponente loggiato, è l’effetto pittorico delle grandi balaustre
divise da acroteri. Esso ci prepara al delicato contrasto cromatico ideato dall’archi-
tetto del convento con le tenui corniciature di marmo bianco sul fondo grezzo.
2 Un importante disegno nella Collezione degli Uffizi porta due scritte del San-
gallo: una di queste si riferisce alla « cima del mastio » (fig. 566).
3 Un’espressione d’invincibile energia difensiva si sprigiona dalla ferrea moda-
natura del culmine.