Lo I. — ARCHITETTURA DEL CINQUECENTO
gini !, il Sangallo divenne, può dirsi, il principe e l’arbitro del mondo
artistico romano nel campo dell’architettura?. Destò ire e gelosie, an-
che per il suo orgoglio sconfinato, e di queste gelosie, pur ammirando,
si fece eco il Vasari, che scagliò come freccia il motto celebre di « setta
sangallesca » alla corte artistica del Sangallo. Più che dalla gran-
dezza della sua concezione plastica il tardo Cinquecento toscano
derivò dalle sue costruzioni civili e militari l’espressione di movi-
mento funzionale, che impronta tutto un periodo della storia ar-
chitettonica nel centro d’Italia, a cominciare dall’Ammannati3. L’e-
nergia, tanto più potente quanto più costretta, delle modanature
d’Antonio., scocca, in un disegno degli Uffizi dal tratto fulmineo:
Fig. 643 — Firenze, Gabinetto di stampe e disegni agli Uffizî.
A. da Sangallo il G.: Schizzo di due baluardi per fortificazioni di Roma.
(Fot. della R. S$ovr. alle B. A. in Firenze).
espressione dinamica travolgente nella sua rapidità di folgore. In
quel disegno lampeggia il genio stesso del grande maestro, architetto
principe, ingegnere idraulico e militare, grande appaltatore di la-
vori e raccoglitore di opere d’arte, chiamato per consigli e disegni
in ogni regione d’Italia, intagliatore in legno e poderoso costrut-
tore in pietra, quadrato intelletto, che dalla fredda logica costrut-
tiva, dai chiari schemi, dalle misurazioni precise, giunge all’epica
grandezza del vestibolo di Palazzo Farnese.
1 Altri suoi collaboratori furono il Mangone, il Rosselli, il Labaco, Nanni di Bac-
cio Bigio, il Baronino, Nanni Unghero, il De Rocchi.
2 Quale urbanista, creò per Pierluigi Farnese il piano della città di Castro, con-
tinuò l’opera della piazza davanti alla basilica di Loreto, e, insieme con Latino Gio-
venale Manetti e col Baronino, lavorò a tracciati per le vie Paolina, del Babuino,
de’ Condotti, dei Baullari. Architetto militare, portò nelle fortezze l’innovazione
dei fianchi duplicati.
3 Diamo qui uno fra i tanti esempi di disegni sangalleschi, che, nel gabinetto
degli Uffizi, rispecchiano la mirabile limpidità dei suoi schemi architettonici (figg. 639-
643).
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