I. — MICHELANGELO SCULTORE 105
altra della Sistina, come sulle bande marmoree di cornici e pilastri, nel-
gMoie l’augusto silenzio della Cappella Medicea. La sua razza gigante ha
a raffica una grandezza primitiva ed eroica nelle membra erculee, nei linea-
tuto col menti scolpiti da volontà, nell’energia che scaturisce dalla lotta
laccio delle articolazioni e dei muscoli per vincere la gravità della massa.
Inn Leonardo e il Correggio tentano imprimere ai contorni di figure e
paesi, vaghi, dispersi dall’atmosfera, la continuità del movimento e
pantan l’indecisione del sogno. Il Buonarroti fissa sullo schermo la forma nel-
ta mar l’istante in cui l’espressione dinamica raggiunge la massima potenza.
rmat Leonardo con lo sfumato allontana dai nostri occhi le immagini
ì def e le immerge nell’atmosfera, Michelangelo ne esalta senza confini
1dere l’ampiezza e il rilievo; sprigiona con sovrumana energia l’effetto
gravità dinamico da incroci di piani, infonde alla forma l’espressione d’in-
SPIO- terno tormento. Eroico visionario, non vede limiti al sogno di gran-
a dezza e di energia. Le masse da lui scolpite sono colossali, iperbo-
lenti liche, e ancora non traducono le sue fantasie di statua-torre, di
“Chera statua-montagna.
ali La lotta è l’elemento in cui vive l’uomo di Michelangelo, ma
MI è lotta senza speranza, di una umanità gigante contro la ferocia del
ide fato. I’amarezza, l’ira, il dolore, che sconvolgevano lo spirito del
Buonarroti in una società ancor vivente la gioia della Rinascita,
son le potenze che animano le membra degli uomini veduti dal grande
misantropo nei suoi sogni.
Egli è cupo, amaro e solo: spirito senza pace, in una società stu-
diosa di scansar il pensiero delle prossime rovine, ostinata a vedere
in rosee luci il mondo, egli appare come uno dei suoi profeti, oppresso
dal presentimento di un avvenire minaccioso, ribelle contro il destino.