RAFFAELLO DA MONTELUPO
Di Raffaello da Montelupo abbiamo parlato nel volume prece-
dente, e nei regesti abbiamo riportato notizie relative alla sua colla-
borazione con Michelangelo. Per essa, facciamo qui ancora discorso
di lui, autore del San Damiano, nella Cappella Medicea, la sola
statua michelangiolesca uscita dalle sue mani. I lineamenti con-
tratti del volto, i capelli agitati fammanti, le vesti tormentate,
le mani, ove fan rete le vene turgide, dalle falangi rettangolari
schiacciate, lascian sentire come il prototipo dello scultore sia stato
il Buonarroti, che imperava nella Cappella Medicea. Sotto quell’im-
pero, in quell’ambiente, Raffaello da Montelupo scolpì la forte statua,
e ne fece cadere e rientrar le pieghe sotto il largo panneggio disteso
sulle ginocchia, così da formare col fascio delle vestimenta piedi-
stallo al gran tronco del Santo. Dalla regolarità della statua del
Pontefice Leon X a S. Maria sopra Minerva, col piviale simmetrico,
il camice scanalato dalle piegoline cordonate, noi ci troviamo come
sbalestrati davanti all’opera commossa, agitata, di San Damiano.
Il mite, il raffaellesco Raffaello da Montelupo sente nella cap-
pella Medicea la passione di Michelangelo, che in seguito gli sfugge
per sempre.
In Santa Felicita, è il monumento De Rossi (fig. 140) attribuito
a Raffaello de Montelupo, ma, quando si tolgano i pilastri che reggon
la lastra su cui dorme il vescovo disteso, nulla in quel monumento
ricorda Michelangelo, tranne i pilastri con le teste d’ariete e le bende
sacrificali.
Quando scolpisce, ad Orvieto, il gran rilievo dell’Adorazione de’
Magi (fig. 141) insieme con Francesco Moschino (1538-40), la sua figura
della Vergine col piccolo Gesù, ancora ricorda la primitiva Madonna
col divin figlio nella chiesa di San Michele di Lucca (fig. 142), resto
del monumento al vescovo Gigli. È $an Giuseppe, i tre Re Magi,