IO. — VINCENZO DE’ ROSSI 32I
del mantello d’ermellino. Due guanciali, meraviglie dell’arte di Vin-
cenzo de’ Rossi, caratteristici dello scultore per quello staccato
delle fodere come di vuoto cuoio, sollevan la testa possente, e il
letto funebre, come di legno grezzo, tagliato su piano obliquo, segue
col suo declivio l’affondarsi del corpo inerte, il suo peso. Anche la
mitra, aderente alla testa del vegliardo, quasi mallo alla ghianda,
con geometrica semplicità, contribuisce a mettere in evidenza il grot-
tesco terribile del volto. Segna, come la mantella che cinghia alla
michelangiolesca il tronco abbattuto, un arresto impressionante,
improvviso, alla pittorica labilità dei drappi, al lampo che serpeggia
nello sfuggente sguardo pauroso.
Sulle orme di Michelangelo, Vincenzo de’ Rossi, toscano di nor-
dico spirito, ci diede un esempio di plastica tra i più solenni di Roma
postmichelangiolesca.
VENTIU 1, Sioria dell'Arte Italiana, X, 2