Full text: La scultura del Cinquecento (10, Parte 2)

434 II. — RIFLESSI MICHELANGIOLESCHI NELLA SCULTURA 
Andrea Calamecca, eletto, per tre anni a partire dal 1565, pro- 
tomaestro e scultore della cattedrale di Messina, nel pulpito di quella 
cattedrale (figg. 357-358) si adatta, per la ricchezza dell’ornato appreso 
dagli Stagi in Versilia, alla fiorita maniera dei Gagini, senza rinun- 
ciare alle ben definite caratteristiche del suo stile. Gli elementi archi- 
tettonici del pulpito non trovano facile coesione: il parapetto poli- 
gonale, simile a quello di Stagio Stagi e del Benti a Pietrasanta, 
con figure di Santi e di Virtù staccate ad altorilievo da specchi tra 
cornici a ricamo, col suo peduccio greve, fitto d’ornati, si sovrappone 
al capitello del pilastro che lo regge, senza nessun lineare attacco; 
il pilastro posa sopra un largo e basso zoccolo adorno d’un fregio 
di tritoni e sirene: teste severe s’affacciano tra le foglie del capitello 
come nelle porte ghibertiane del Battistero di Firenze, ma con una 
rude, barbarica energia, che fa pensare alle maschere cupe di Giorgio 
da Sebenico. Se i due elementi del pulpito sono slegati, è invece ser- 
rata, riquadrata, organica, la costruzione del pilastro, o meglio del fa- 
scio di pilastri che forma il piedistallo; e la ricchezza dell’ornato tanto 
si serra e aderisce al fusto architettonico da accentuare, piuttosto 
che disperdere, la concisa espressione volumetrica. Nel capitello, che 
sorge direttamente dal corpo del pilastro come da marmoreo involucro, 
le maschere s'inseriscono rigide tra le belle palme degli angoli, e una 
conchiglia sporge sovr’esse dall’alto, legando le foglie di quercia delle 
volute. È un’ornamentazione serrata, rigorosa, schematica, che prende 
impronta severa dalla sua stretta aderenza agli squadrati volumi. 
Notevoli sono le maschere per l’espressione di forza concentrata 
e cupa, soprattutto quella di giovane con fronte corrugata e 
adunca lama di profilo. Anche tra le figure degli specchi non mancano 
belle rivelazioni dell’arte di Andrea Calamecca: si veda l'ampia sa- 
goma curvilinea del Redentore e l'animazione pittorica del gruppo della 
Carità tra il gorgo dei veli. Caratteristico è l’intaglio del marmo, 
lontano dal dare l’impressione di plastica malleabilità, di pittorica 
tenerezza, che destano i marmi dell’Ammannati e di altri minori 
Fiorentini, e tanto più lontano dal cereo modellato delle figurine di 
Stagio Stagi: qui gli stacchi son netti, aspri; par che lo scultore tagli 
nella pietra dura di un cammeo le teste severe del capitello. 
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