652 II. — RIFLESSI MICHELANGIOLESCHI NELLA SCULTURA
di San Marco (fig. 545), muove in due opposte direzioni, ma par
che una stessa irresistibile corrente l’incalzi, flagellata dalla tem-
pesta. Lo scoppio delle folgori rende fiammeo il cielo, sopra la
folla incatenata dal terrore.
Finchè nella scena del ringraziamento a S. Marco per la libera-
zione dello schiavo (fig. 546), di figura in figura, sui volti trasfigurati
da sovrumana beltà, sulle chiome agitate come fiamme di faci, lungo le
tremule braccia, corre il brivido dell’estasi; e par che quel brivido
si diffonda nel cielo, nelle ondeggianti strie di nuvole che il Santo
traversa a volo. I gradi di rilievo, tenuissimi in distanza, dànno alle
tijfime immagini. parvenza itreale, quasi la luce di un'aurora
celeste tremi sui volti, corra tra le nubi increspate. Il drammaturgo
della storia di $. Marco chiude la serie dei rilievi con una paradisiaca
visione: tanto è il trasporto dell’essere, che ogni figura è solo anima,
spirituale anelito. !
Così Jacopo, che già alla scuola di Andrea Sansovino s’era
mostrato, pur seguendo esemplari del maestro, naturalmente più
mosso, vario d’ombre, ricco d’effetti pittorici, S’avvicinò spontaneo,
tanto nella scultura quanto nell’architettura, all’arte veneziana.
Anche ispirandosi le tante volte al Buonarroti, trasfigurò il miche-
langiolismo in senso veneto, e giunse ad abbozzare come nella cera
figure con tocco rapido, lieve, impressionistico. Tiziano, del quale
fu coetaneo e amico, a sè l’attrasse col fulgore della sua tavolozza,
col movimento delle sue composizioni drammatiche. E Venezia,
madre del colore, penetrò nelle superfici del Fiorentino, le agitò,
le accese di fiamma viva.
Non così quando, nel costrurre i due colossi marmorei di Marte
e Nettuno per la scale dei Giganti, egli si lascia riprendere dall’ac-
cademia toscano-romana (fig. 549). Nettuno è un lupo di mare con
le brache; Marte pensa a nascondersi con un lembo del manto. È
passato il Concilio di Trento. Le divinità pagane son divenute
simulacri: hanno perduta la vita, la forza; rimane loro soltanto il
peso del marmo da cui son tratte. Appena il dorso di Marte s’avviva
di una guizzante snellezza giovanile, e la testa di Nettuno (fig. 550)
grandeggia nel suo tipo chiomato di barbaro, con occhi torvi nelle
1 Sui fianchi delle tribunette ove sono i sei rilievi, si vedon San Marco in atto
di leggere e San Marco con il leone (figg. 547-548).