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identità di parole» e dî senso, l’Iscrizione Veliternà» che voî
non conosceste mai, vi siano pure condonati. Ma che, dope aver
raschiati tanti sassi nell’Iberia » non abbiate saputo conside-
tare uno solo nel Colosseo, che doveva ottenervi una lau-
rea originale di prima classe in questo genere Romano, non
so perdonarvelo . Non capire, che i pezzi del marmo super-
stiti mai non potevano ammettere una lunghezza tale di due
altri pezzi, secondo, e quarto» i quali avrebbero portata una
junghezza enorme pér una Lapide tutta di un blocco di marmo;
lunghezza.) che non poteva capire nel luogo 5. ove doveva es-
sere collòcatà > per far fronte nell’ interno dell’ Arena! Non ve-
dere, che gli stessi due pezzi superstiti vanno in commissu-
ra, che voi fate, e triplicate uguale a zeppa nella stampa»
in modo impossibile in natura ! Non conoscere, e non calco.
lare i frammenti delle lettere hinc inde nei due pezzi, scaglia-
ti soltanto in questa porzione maggiore, o minore nella su-
perficie > i quàli richiamano de parole , che ho supplite io,
pon mai le vostre, inventate , come dissi, a capriccio, e fuo-
ri di luogo ! Non sapere, e non vedere , che nel lato sotto
l’Iscrizione vi è un festone , non interrotto , dal suo princi»
pio, di fondi: e animali » il quale determina > € circoscrive
il cominciamento del primo » e del secondo pezzo attuali > im=
possibile a combinarsi nei supposti Vostri secondo, e quarto !
Non riflettere’, che sotto le quattro linee di caratteti vi esi.
ste tanco spazio comodo per una quinta linea , onde non dover
essere obbligato lo scarpellino a fare quelle quattro supposte
lunghissime >» inzeppatissime , sproporzionattssime al tutto | In
fine» asserir voi con tanta jrarchezza » che le quattro linee dal.
la prima all’ultima sono successivamente più piecole > per inca-
strarvi mano mano più lettere , e parole a vostto arbitrio 3 quan
do le due seconde sole, fra loro eguali; sono alquanto più
piccole delle due prime pure eguali ita loro ! Che si vorreb-
be di più , per invoca: Giove, affinchè ambay tratus tibi inflet
buccas® Basti.
25. La semplicità > e la brevità > nelle Lapidi sono una
delle prime doti , che voi tanto perito dovevate preferire all’
assurda, arbitraria longaggine - Negli esemplari antichi delle Ro.
marne Lapidi originali: > che voi protestate di seguite >» ma a
chiacchiare, trovatemene uno, che neppur da lontano assomi-
gli alle vostre ridicolissime . Su quelli ho modellato io i mieî
supplementi ; prendendo per guida », oltre quella di Basilio >
le tante, che se ne leggono nelle raccolte , e che ho lette,
non raschiate , da vero sugli originali , e anche molte ristam-
pate » e specialmente quelle, che più si avvicinano ai tempi