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LA REDENZIONE,
‘Poesia di Merobaude (a) .
Fislio di Dio! O d’ogni età più antico;
O della luce autor; O padre a lei,
Che a te, non nato mai, pur diede vita;
Tl pari a Te tuo Genitor t’ invia.
Egli te, de’ suoi labbri eterno germe,
Tess d’ogni spazio , senza fin > maggiore ,
In sen a monda Vergine racchiude
E în breve cella a dimorar costringe.
L’aspre vicende tù scorgesti il primo
Del creato da te nascente Mondo:
Eppur soffrir le vuoi: vuoi, che il
In te, vestito di caduca spoglia
A chiaro lume riconosca un Dio,
E l’error da più secoli invecchiato
Scaccî alla fin. Chi. è mai , che Dio non vedé
Nel parto della Vergeè srtupefatta 3
Degli scossi Pastor nel senso ignoto;
In quel celeste non più visto lume,
Guida de i saggi Re; ne i cento, é cento
Portenti di tua man? Tu i rei disciogli ;
Ai freddi cotpì tu riduci l’almez
Tu discendi immortal di morte all’ombre ;
Senza principio aver, senza avet fine;
Tu nasci, e muori; e della vita oscura
Le vie trascorse, al patrio Ciel tu riedî.
Di là con legge immobile la Terra
Servando scevra dell’ antico morbo 3
Splendî col Padre, e coll’ augusto Spîrto ,
Triplice raggio d’una luce sola.
Nume , de’ vivi autor, vivente fotte,
Come ‘potesti soggiacere a morte?
(a) Proles vera Dei , cunctisa il Tomo 27. (volete dire 15.)
que antiquior annis, &c. Vedasi della Bibliotheca Patrum c,. s26.
Dalla Biblioteca Chigiana li 13. novembre 1312.
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Errore da correggersi pag. 27. lino 4. Luglio 1813.
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