<ro DEGLI SCRITTORI VERONESI
mafa notizia. Ad un noftro cittadino indi-
rizzò egli il fuo libro delle virtà del Genera-
le, cioè a Luchino del Verme Comandan-
te dell’armi Venete, cui chiama in’ una
lettera Scipion Veronefe, e cui molto efalta
in altra, a Giacopo fuo figliuolo diretta.
Egli ancora nomina Pietro Navo, Veronefe
probabilmente, che nella corte di Can
grande era ftato celebre per fapere , benchè
di genio mordace.
Rinaldo da Villa franca fa Gramatico ; e
Poeta fenza dubbio di qualche valore, poi-
chè gli fcriffe il Petrarca da Napoli, come
effendo ftato inftantemente richiefto di fer-
mare il fuo foggiorno ftabilmente in quella
Città, e non potendo aciò condefcendere,
le lodi, ch'egli a lui dava grandiflime ( For-
te tuum, memini, meritis fuper etbera nomen
Laudibus extuleram) aveano eccitato un de-
fiderio grandiffimo d’aver lui in fua vece:
zu pofceris unus. Lunga perfuafione però gli
fa d’accettare il partito, ‘e di non temere
al viaggio, aflicurandolo di premj grandi, e
di molta gloria, e di vita felice, e cofa ri-
cordandogli nella prefente noftra materia
molto notabile, cioè che fi farebbe trova-
to quafi in patria, per effere in quel paefe
le ceneri di Virgilio, e di Plinio. Lo chia-
ma nella foprafcritta Poeta Veronefe, e fi
vede nella lettera, ch’ ci facea fcuola. Era
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