Ligro QUARTO. 277
Lafciando il Panvinio ; di cui s'è già par
lato, e una Cronichetta del mf 322 rac-
colta da fcritti d’ Alcinoo. Faella, fcriffe
poi di propofito l'Iftoria di Verona Gerola.
mo dalla Corte in venti libri, arrivando fi-
no al 1560. Quefti vien più ricercato di
tutti, benchè per altro non appagaffe il ge-
nio d'ognuno, nè fi diftingua punto dalla
turba più comune degli altri Storici parti.
colari di Città. Lodovico Nogarola ne lo-
dò qualche parte, ma non feppe lodare,
quod nebulones quofdam extolleret, qui ne no-
minari quidem digni crant, nobiles quofdam
ac generofos faceret , qui novi bomines effent »
Malafpinas, aliofgue cius note pretermitteret,
ac viros doftos taceret Leonardum Nogarolana
avi paterni fratrem , Ifottam illius fororem ,
Bivilaguam Lacifium, ct Nicolaum Maffeium
Iurifconfultos preclaros . Così in epiftola al
Corte ifteflo.
Dopo quefto fu Gio: Francefco Tinto,
al quale venuta a mano l’opera ancor’ ine-
dita del Panvinio , cercò di prenderne la
foftanza, mutando l’ ordine per celar la
miniera, ma nell'ifteflo tempo imbroglian-
do ogni cofa . Intitolò Nobita di Verona ,
e divife in cinque libri. Più altri furono in
quefto fecolo, che delle cofe della patria
fecero brevi, e poco importanti fcritture.
Coafiderabil fi rele Aleflandro Canobio ,
del