Full text: Le macchine magnetoelettriche e dinamoelettrich

  
  
      
  
  
  
  
  
  
   
   
  
  
   
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
    
156 Capo sesto. 
  
Da questa espressione può dedursi facilmente la forza elet- 
tromotrice E, per l’intero circuito mobile, supposto constare 
di n spire. Devesi peraltro notare che le due metà dell’ indotto 
funzionano come due elementi voltaici riuniti in quantità, cioè 
coi poli omonimi insieme (vedi fig. 41) e perciò la forza elettro- 
motrice nel circuito intero sarà quella stessa che si ha in una sola 
metà: quindi per ottenere E, bisogna moltiplicare la e, non per 
n 
n 
, ma per +, ed avremo: 
E=U(Ww'--W"). 
Se v è il numero dei giri compiuti nell'unità di tempo, 0, 
come diremo per semplicità di qui innanzi, se v è il numero 
dei giri dell’indotto, si ha v = me quindi potremo scrivere: 
E=nv(W' VW"). (4) 
Per le macchine magnetoelettriche, nelle quali il magnetismo 
del sistema induttore è costante, nel potenziale elettrodinamico 
W le i sono costanti, e quindi 7 non-dipende che dalla forma 
dell’ indotto mobile e dalla posizione che ‘esso ha rispetto ai 
solenoidi che possono intendersi sostituiti (5) ai magneti del- 
l’induttore stesso. Perciò la differenza W' — W" per tali mac- 
chine è costante, e ne resulta che la loro forza elettromotrice 
è proporzionale al numero delle spire dell’indotto, al numero 
dei giri che fa al secondo, e alla differenza W' — W" (cfr. 114). 
Nelle macchine dinamoelettriche il potenziale W dipende 
anche dalle correnti che circolano negli elettromagneti dell’in- 
duttore e perciò la differenza W' — W" non può essere co- 
stante, e vedremo in seguito come ne potremo assegnare 
l’espressione. 
103. Esaminiamo intanto se la corrente che circola nel- 
l’indotto è tale da indurre una forza elettromotrice nelle spirali 
dell’induttore; chè se ciò fosse, anche questa forza elettromo- 
trice influirebbe sulle variazioni di W'— W". 
 
	        
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