Teoria delle macchine dinamo e magnetoelettriche. I59
il valore di E, resulta proporzionale ad 2. Ne dobbiamo quindi
dedurre che mentre E, resta lo stesso, qualunque sia il numero
delle spire che si fanno sull’ indotto: con una lunghezza data /
di filo, il valore di £, diminuisce coll’aumentare del numero
delle spire. Poichè E, è negativo e rappresenta una perdita di
forza elettromotrice, si comprende come in pratica converrà far
fare al filo il maggior numero possibile di giri.
106. La forza elettromotrice media totale che sarà attiva
nell’indotto sarà quindi data dall’espressione:
E=nv(W—-IWV")—-civ. (8)
Il lavoro che a tal forza elettromotrice corrisponderà nell’u-
nità di tempo sarà dato (28) da:
Ei=niv(W'—-W")— civ. (9)
Ora sappiamo che fra due circuiti percorsi da corrente si
esercitano delle attrazioni e delle repulsioni (6) che si indicano
col nome di azioni elettrodinamiche ponderomotrici; anche nel
nostro caso fra l’indotto e l’induttore si eserciteranno di tali
azioni, e per porre e mantener poi in moto la macchina do-
vremo eseguire il lavoro che ad esse corrisponde. Questo, che
può chiamarsi lavoro della forza ponderomotrice, si dimostra esser
dato da:
T=-niv(W'—W"), (10)
ce perciò alla 9) potremo dare la forma:
Ei=-—-T_—- gi v. (11)
107. Per ottenere delle formule che si prestino a dedu-
zioni pratiche, occorre ora determinare l’ espressione del ma-
gnetismo che è attivo nelle macchine dinamoelettriche.
Consideriamo intanto gli elettromagneti dell’induttore. Il
loro momento magnetico M resulta proporzionale all'intensità
i della corrente che circola nelle spirali che li avvolgono, sol-
tanto per piccolissimi valori di i; al crescere di i il momento