Full text: Le macchine magnetoelettriche e dinamoelettrich

    
   
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
   
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
  
46 Capo terzo. 
  
  
correnti debolissime; ma queste, circolando anche nell’ elettro- 
magnete, aumenteranno la polarità del ferro dolce: le correnti 
indotte aumenteranno d’intensità, e con esse il magnetismo del 
«nucleo; talchè si comprende come ben presto si avranno con 
questa macchina delie correnti molto energiche, perchè il campo 
magnetico ‘eccitato attorno l’indotto supera molto quello che 
si potrebbe avere con un magnete permanente di ugual dimen- 
sione. Si noti che in queste macchine il senso della rotazione 
dell’indotto dovrà esser tale, da mandare nell’elettromagnete 
delle correnti che aumentino il magnetismo residuo del nucleo. 
Per eccitare la macchina appena costruita basta mandare 
nelle spire dell’elettromagnete una piccola corrente voltaica, o 
avvicinarvi un forte magnete. 
Anzichè far passare nella spirale dell’ elettromagnete tutta 
la corrente indotta (nel qual caso il circuito esterno, l’ elettroma- 
gnete e l’indotto formerebbero un sol circuito), è più utile 
mandarvene una derivazione, per le ragioni che indicheremo in 
seguito (Capo VIII). Wheatstone aveva indicato che bastava 
mandare nell’elettromagnete una piccola porzione della cor- 
rente indotta nel rocchetto mobile, e far passare la rimanente 
nel circuito esterno; ma è stato poi riconosciuto che per avere 
il massimo effetto bisogna di tal corrente mandarne metà nel- 
l’elettromagnete, e metà nel circuito esterno. 
Queste macchine sono state chiamate dinamoelettriche, 
perchè l’azione loro dipende principalmente non già dal debo- 
lissimo magnetismo residuo dell’ elettromagnete, ma bensi dal 
numero dei giri che l'armatura fa in un secondo, e quindi nella 
produzione della corrente viene utilizzata la sola forza mecca- 
nica o dinamica impiegata a far ruotare l’indotto. Del resto 
esse non sono che una modificazione delle magnetoelettriche. 
La forma più semplice della macchina dinamoelettrica è 
quella datale dal Siemens (fig. 26). Due piastre di ferro dolce, 
delle dimensioni di centimetri 60 x 50 x 10 sono unite paral- 
lelamente alla loro larghezza e alla distanza di circa 8 centi- 
metri, ad una terza lastra P di ferro. Le piastre E E sono cir- 
   
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